Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Quegli asili ribelli: «Da noi i no vax entrano»
Sono associazioni e così eludono il decreto. Molte le richieste
La Regione si è appena riallineata alla legge nazionale, per cui, chi vorrà iscrivere il proprio figlio all’asilo o alle elementari, dovrà essere in regola con il calendario vaccinale; nonostante questo però ci saranno ancora in Veneto strutture che accoglieranno bambini non vaccinati. Com’è possibile? Il fatto è che il decreto Lorenzin — che vale ovviamente per tutte le scuole pubbliche e private, anche non paritarie — non riguarda invece quella sorta di realtà «fai-da-te», che pur presentandosi nei fatti come vere e proprie strutture «scolastiche», formalmente sono soltanto delle «associazioni». È il caso, per esempio, degli «Asili nel bosco», strutture per l’infanzia (3-6 anni), che si fondano su una sorta di pedagogia en plain air. E che in Veneto stanno riscuotendo un sempre maggiore successo (sono circa una decina, ma il numero è in costante aumento). Per capire come queste realtà si pongano di fronte alla questione vaccinale (e ai rischi che si occorrono accogliendo bambini non immunizzati), abbiamo chiesto ad un papà di provare a chiamarle domandando loro se fosse possibile iscrivere il proprio figlio non vaccinato.
Ed ecco cosa è successo.
La prima a risponderci è stata una maestra, il cui numero appare sulla pagina Facebook dell’«Asilo nel Bosco» di Altavilla vicentina. La signora, molto gentile, ha premesso subito che da qualche mese non si occupa più di quella struttura, che pure aveva fondato; ma che in questo periodo sta lavorando alla realizzazione di una nuova. Il colloquio è stato comunque interessante. «Quando ho seguito l’asilo — ci spiega — era un’associazione tra genitori, quindi non riconosciuto formalmente come scuola, per cui non ci siamo mai posti il problema dei vaccini. E credo che sia ancora così».
Chiediamo allora se non si preoccupino che ora la legge chieda a tutti di rispettare il calendario vaccinale: «I soci dell’associazione vedono di regolarsi come vogliono — replica —. Certo, se tra tre mesi cambia la legge e il divieto vale anche per le associazioni vedremo. Per il momento posso dire che ho varie richieste di genitori di bimbi non vaccinati e quindi sto decidendo di aprire altre strutture».
Nuova telefonata. Sempre su Facebook troviamo il cellulare della responsabile dell’«Asilo nel bosco» di Vicenza. «Partiamo lunedì — risponde al nostro «papà» — e abbiamo ancora 4 posti liberi». Prendete bimbi non vaccinati, domandiamo? «Siamo un’associazione — ripete anche lei — quindi non chiediamo nulla del genere». In questo caso, tuttavia, la maestra ci avverte subito in modo netto: «Ve lo dico, per quanto mi riguarda l’iscrizione all’Asilo nel bosco è un percorso da scegliere non per il motivo esclusivo delle vaccinazioni. Ci sono molti più motivi per preferire questa nostra realtà».
Scrupoli e attenzioni. Che evidentemente non hanno invece all’«Asilo nel bosco» di Padova. «Vaccinazioni? No no, non le chiediamo assolutamente — ci risponde una delle due responsabili della struttura (an-
che se è anomalo parlare di “struttura” per una realtà come questa, dove i bambini vivono a all’aperto e si spostano di volta in volta con le auto delle “maestre”) —. Non dovete avere alcun timore». Ma quindi possiamo iscrivere nostro figlio, anche se non gli faremo alcuna vaccinazione? «Il problema è un altro — ci stoppa —. È che siamo già al completo. Dodici bambini». Molti non vaccinati, come ci spiegano. Ma d’altronde negli ultimi mesi le richieste dei genitori sono aumentate. Qualche minuto dopo, per dire, al telefono del nostro «padre» arriva un messaggio da parte di una delle responsabili degli asili che avevamo chiamata in precedenza. «Ciao, sono ..., mi hai contatta tu per l’asilo nel bosco. Ci sono altri genitori come te che cercano soluzioni alternative. Ho creato un gruppo Whatsapp e ti propongo un incontro».
Gli «Asili nel bosco» per altro non sono le uniche realtà di questo tipo, che, fondandosi su una struttura «associativa», sono in grado sostanzialmente di eludere la norma (nella assoluta legalità, sia chiaro). Tali lo sono anche alcune scuole che si rifanno alla pedagogia «steineriana».
Una telefonata informativa la facciamo dunque alla scuola steineriana di Oriago, nel Veneziano. Ci risponde una prima segretaria: «Noi come paritaria siamo soggetti a tutte le norme imposte per le scuole — spiega — Non abbiamo lasciapassare purtroppo... Le passo però la mia collega per avere un’idea più chiara sulle pratiche per ovviare o cercare di ovviare a quello che sta succedendo...». Arriva la collega. Accettate mio figlio non vaccinato, le chiediamo? «È una cosa in continua evoluzione — risponde — si segue passo passo quello che succede, i cambiamenti sono molto veloci. Quello che posso dire oggi però è che i bambini sono stati tutti accolti». Tutti? «Tutti quanti, non abbiamo fatto distinzioni». Ma non è che poi il bambino a metà anno rischia di essere espulso? «L’orientamento è quello di tenerli i bambini. Questa è un’associazione di genitori, per cui si va avanti mano a mano. Ma non ho la sfera di cristallo, non so cosa potrà accadere in futuro».
L’Asilo nel bosco Vaccini? No no, qui non chiediamo niente. Ma siamo già al completo