Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Comuni trasformati in Municipalità Venezia così può essere autonoma»
Lo scenario del sindaco. I separatisti in pressing sulla Regione
Dal lavoro «tecnico e silenzioso» che ha contraddistinto gli ultimi due anni alle suggestioni per i prossimi dieci, che si spingono fino ad ipotizzare confini tanto allargati da abbracciare l’intero bacino idrico veneziano, dalle montagne bellunesi alle coste del capoluogo, passando per l’entroterra vicentino, le colline padovane e i campi trevigiani.
Il dibattito sulla Città Metropolitana che ha animato il venerdì del Festival della Politica organizzato dalla Fondazione «Gianni Pellicani», fin dalle prime battute si è rivelato sempre in bilico tra le mancanze e le difficoltà del passato e le prospettive future. A discutere il sindaco metropolitano Luigi Brugnaro, il vice governatore regionale Gianluca Forcolin, i sindaci di Portogruaro e Mirano Maria Teresa Senatore e Maria Rosa Pavanello, il consigliere metropolitano e segretario della Fondazione Nicola Pellicani. «Anche nell’incertezza iniziale, nel dubbio delle deleghe, nella mancanza di risorse, abbiamo
preferito evitare ogni polemica: era un problema organizzativo, non politico — ricorda Brugnaro — Oggi però possiamo dirlo: la Città metropolita-
na di Venezia è diventata la più efficiente d’Italia, quella che vanta il bilancio più solido e maggiormente positivo, grazie a un impegno di natura tecnica portato avanti in silenzio».
Forcolin nega ogni conflittualità tra Palazzo Balbi e il nuovo ente, pur ammettendo qualche iniziale perplessità. «La legge Delrio ci ha forzato la mano: il tanto sbandierato risparmio per lo Stato era solo un cambio di portafogli, dato che è stata la Regione a doversi sobbarcare le spese — ricorda il vice presidente, anche assessore al Bilancio — Adesso però ci sono tante opportunità da cogliere, a partire dal rilancio di un territorio che potrà contare sulla forza trainante del nome “Venezia”. Serve progettualità reale, già a partire dal 1 gennaio». A mancare, però, è spesso la «mentalità metropolitana», come sottolineano Pavanello e Senatore: «I sindaci devono capire che una strada, una pista ciclabile, una tratta della Sfmr, non si fermano nei confini del proprio comune, ma sono collegamenti tra una realtà e l’altra. In questo senso il nuovo ente potrà fare molto».
Eppure, fuor di burocrazia, i cittadini già vivono correndo tra un Comune e l’altro: «Oggi vivere a Mestre, studiare a Padova e avere la fidanzata a Treviso è già la normalità – rimarca Pellicani – la politica, incolpevole, è arrivata dopo». «Nello statuto l’abbiamo scritto nero su bianco: la Città metropolitana è aperta a nuove partecipazioni: a me piacerebbe comprendere tutto il bacino idrico veneziano, con Belluno e Vicenza, oltre che Treviso e Padova. In questo senso sì, si potrebbe ipotizzare una autonomia di Venezia come chiedono i separatisti, ma solo all’interno di una struttura differente, che trasformi i Comuni nell’equivalente delle Municipalità».
Non è la «musica» che si aspettavano però di sentire i Comitati per il Sì delusi dalla decisione del governatore del Veneto di bocciare l’election day (autonomia del Veneto e di Venezia), rimandando la decisione sulla data del referendum. Domani pomeriggio è previsto a Ca’ Farsetti un incontro tra separatisti, autonomisti, Comitati e Gruppo Misto (Serena e Scarpa) dove verrà decisa la linea da seguire nelle prossime settimane. Perché c’è chi chiede di scendere in piazza subito e chi invece vuole attendere qualche settimana per capire se il presidente del Veneto comunicherà la data del voto veneziano prima del referendum del 22 ottobre.
Luigi Brugnaro La Città metropolitana è aperta a nuove partecipazioni: a me piacerebbe anche Vicenza e Belluno