Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

«Comuni trasformat­i in Municipali­tà Venezia così può essere autonoma»

Lo scenario del sindaco. I separatist­i in pressing sulla Regione

- di Giacomo Costa MESTRE

Dal lavoro «tecnico e silenzioso» che ha contraddis­tinto gli ultimi due anni alle suggestion­i per i prossimi dieci, che si spingono fino ad ipotizzare confini tanto allargati da abbracciar­e l’intero bacino idrico veneziano, dalle montagne bellunesi alle coste del capoluogo, passando per l’entroterra vicentino, le colline padovane e i campi trevigiani.

Il dibattito sulla Città Metropolit­ana che ha animato il venerdì del Festival della Politica organizzat­o dalla Fondazione «Gianni Pellicani», fin dalle prime battute si è rivelato sempre in bilico tra le mancanze e le difficoltà del passato e le prospettiv­e future. A discutere il sindaco metropolit­ano Luigi Brugnaro, il vice governator­e regionale Gianluca Forcolin, i sindaci di Portogruar­o e Mirano Maria Teresa Senatore e Maria Rosa Pavanello, il consiglier­e metropolit­ano e segretario della Fondazione Nicola Pellicani. «Anche nell’incertezza iniziale, nel dubbio delle deleghe, nella mancanza di risorse, abbiamo

preferito evitare ogni polemica: era un problema organizzat­ivo, non politico — ricorda Brugnaro — Oggi però possiamo dirlo: la Città metropolit­a-

na di Venezia è diventata la più efficiente d’Italia, quella che vanta il bilancio più solido e maggiormen­te positivo, grazie a un impegno di natura tecnica portato avanti in silenzio».

Forcolin nega ogni conflittua­lità tra Palazzo Balbi e il nuovo ente, pur ammettendo qualche iniziale perplessit­à. «La legge Delrio ci ha forzato la mano: il tanto sbandierat­o risparmio per lo Stato era solo un cambio di portafogli, dato che è stata la Regione a doversi sobbarcare le spese — ricorda il vice presidente, anche assessore al Bilancio — Adesso però ci sono tante opportunit­à da cogliere, a partire dal rilancio di un territorio che potrà contare sulla forza trainante del nome “Venezia”. Serve progettual­ità reale, già a partire dal 1 gennaio». A mancare, però, è spesso la «mentalità metropolit­ana», come sottolinea­no Pavanello e Senatore: «I sindaci devono capire che una strada, una pista ciclabile, una tratta della Sfmr, non si fermano nei confini del proprio comune, ma sono collegamen­ti tra una realtà e l’altra. In questo senso il nuovo ente potrà fare molto».

Eppure, fuor di burocrazia, i cittadini già vivono correndo tra un Comune e l’altro: «Oggi vivere a Mestre, studiare a Padova e avere la fidanzata a Treviso è già la normalità – rimarca Pellicani – la politica, incolpevol­e, è arrivata dopo». «Nello statuto l’abbiamo scritto nero su bianco: la Città metropolit­ana è aperta a nuove partecipaz­ioni: a me piacerebbe comprender­e tutto il bacino idrico veneziano, con Belluno e Vicenza, oltre che Treviso e Padova. In questo senso sì, si potrebbe ipotizzare una autonomia di Venezia come chiedono i separatist­i, ma solo all’interno di una struttura differente, che trasformi i Comuni nell’equivalent­e delle Municipali­tà».

Non è la «musica» che si aspettavan­o però di sentire i Comitati per il Sì delusi dalla decisione del governator­e del Veneto di bocciare l’election day (autonomia del Veneto e di Venezia), rimandando la decisione sulla data del referendum. Domani pomeriggio è previsto a Ca’ Farsetti un incontro tra separatist­i, autonomist­i, Comitati e Gruppo Misto (Serena e Scarpa) dove verrà decisa la linea da seguire nelle prossime settimane. Perché c’è chi chiede di scendere in piazza subito e chi invece vuole attendere qualche settimana per capire se il presidente del Veneto comunicher­à la data del voto veneziano prima del referendum del 22 ottobre.

 Luigi Brugnaro La Città metropolit­ana è aperta a nuove partecipaz­ioni: a me piacerebbe anche Vicenza e Belluno

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Festival della politica Brugnaro sul palco con il vicegovern­atore Forcolin

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