Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Bullismo, se la scrittura diventa una terapia
Avolte la scrittura può essere una terapia. Anche le parole offrono un potente antidoto per esorcizzare il male e per cercare di guarire. Così il coraggio prende forma con una lettera aperta della vittima ai bulli sul giornalino d’istituto. Già l’incipit apre uno scenario inedito nell’approccio a un fenomeno complesso e devastante come il bullismo a scuola: «A tutti voi che nel corso della mia vita vi siete solo impegnati a ‘divertirvi’ con le mie emozioni, sottolineando i miei difetti anche più nascosti, distruggendomi interiormente senza rendersene conto, voglio dire grazie». L’autrice è una studentessa quindicenne che ha chiesto e ottenuto ospitalità sul giornalino dell’istituto enologico Cerletti di Conegliano (Treviso), per futuri professionisti del vino. Un testo appassionato che rappresenta un monito per quanti subiscono in silenzio soprusi in età adolescenziale. Un valore aggiunto se si considera che nello stesso istituto, nel 2015, fu sospesa un’intera classe per atteggiamenti offensivi verso gli insegnanti. Gli allievi scontarono la punizione facendo volontariato in una casa di cura.
La lettera pubblicata dovrebbe fare riflettere tutti, dagli studenti ai genitori agli insegnanti agli esperti. «Grazie per avermi lasciata da sola a raccogliere i pezzi rotti di me stessa - scrive la ragazza agli autori dei soprusi - e fatto in modo che li rimontassi a mio piacimento così da sembrare più forte; grazie perché adesso il mio fisico è cambiato. Non so se è migliorato perché ha perso quei pochi chili che avevo in più e di cui mi vergognavo, dopo tutte le vostre critiche». E’ uno dei tanti capitoli neri di questa storia: i bulli la prendevano in giro per qualche chilo di troppo. Dietro l’angolo, il vuoto, la delusione, la rabbia, la rinuncia al cibo. L’anoressia. Eppure, con una indicibile forza d’animo, la studentessa trova la forza di aprirsi e di ammettere: «Per perdere tutti quei chili ho smesso di mangiare e facendo così ho rovinato il mio metabolismo, e il mio stomaco non accetta più il cibo come faceva prima».
Dirompente il messaggio ai bulli: «Voglio solo dire un altro grazie a tutti quelli privi di cuore nei miei confronti. Perché nonostante tutto, la vostra ignoranza mi ha reso più forte e ho sempre mantenuto il sorriso davanti a voi, non lasciandovela vinta». Hanno ragione Dino Benacchio, l’insegnante di Lettere che coordina il giornalino scolastico e la preside Damiana Tervilli, quando evidenziano «il gesto di ribellione (della studentessa n.d.r.) ai soprusi ma anche di fiducia nei confronti del mondo degli adulti e della scuola». La parola chiave che forse esprime compiutamente la morale di questa vicenda è orgoglio. Della studentessa che non si è piegata ai bulli e della scuola che anche davanti ad una storia estrema, ha rivendicato (e applicato) il suo ruolo formativo.
La forza L’orgoglio di una ragazza che non si è piegata