Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Il Nordest teme più i dazi della Brexit
Terrorismo e venti di guerra pesano più dei populismi. Euro non in discussione
Più della Brexit e dei rischi del populismo in Europa, le imprese del Nordest temono l’instabilità planetaria e il ritorno del protezionismo. È questa l’analisi che emerge dal periodico Opinion Panel di Fondazione Nordest.
La Brexit e i rischi del populismo in Europa? Più di quello, le imprese del Nordest temono l’instabilità planetaria e il ritorno del protezionismo. È una riprova di quanto siano ormai i mercati globali l’orizzonte - e il problema - con cui confrontarsi, per le imprese del Nordest, l’esito del periodico Opinion Panel di Fondazione Nordest, condotto dai ricercatori Gianluca Toschi e Davide Girardi su 619 tra imprenditori e manager. Un esito, che se ascoltato, dovrebbe riorientare di 360 gradi la discussione pubblica e politica.
E la corsa ad inseguire le imprese che hanno superato la crisi rischierebbe di farsi piuttosto affannosa. Perché mentre da un lato si discute dei pericoli dei populismi e degli effetti della Brexit, che rilancia la questione-corollario se valga la pena o meno di uscire dall’Euro, dall’altro il Veneto delle imprese che ha imparato a navigare nella globalizzazione, tenendo a galla la ricchezza prodotta a colpi di record sull’export di trimestre in trimestre, ha già spostato ben più in avanti il confine. E si dimostra preoccupato per l’instabilità globale, i rischi di rallentamento degli scambi internazionali e la volatilità delle valute. La permanenza in Europa e nell’Euro è data per scontata: quello ormai è il cortile di casa, per il Veneto degli imprenditori con la valigia sempre davanti alla porta. Così come ormai è altrettanto chiaro, per il 95% di loro, che la questione Brexit sia digerita: nel risiko globale, alla fine la Gran Bretagna - come l’Italia, verrebbe da dire - poco sposta.
«Dati a loro modo sorprendenti, mi rendo conto - commenta il presidente di Fondazione Nordest, l’imprenditore Francesco Peghin -. Perché mentre si discute dell’influenza dei movimenti populisti, gli imprenditori ci indicano, su un altro piano, i rischi indotti dal riaffacciarsi delle istanze protezioniste e della volatilità delle valute. Al fianco dei rischi globali indotti dal terrorismo e dai venti di guerra che spirano su più fronti».
Solo strabismo, oltretutto su dimensioni difficilmente controllabili, o il non voler sollevare la prospettiva dai propri problemi? Mica tanto, avverte Peghin: «Il rischio che una ripresa appena partita finalmente anche in Italia sia vanificata da un Euro che schizza, come due anni fa, ad 1,4 dollari è un dato di fatto. In due mesi la moneta europea si è rivalutata del 10%: non è poca cosa. Il timore che si interrompa un percorso appena iniziato, spinto da fattori come la domanda cinese e il ritorno della Russia, e favorito da fattori come i provvedimenti di sostegno agli investimenti, non può essere sottovalutata».
E dunque per il 40% degli imprenditori i rischi principali per l’economia del Nordest vengono dall’instabilità indotta dal terrorismo e dall’innescarsi di conflitti, a partire dai rischi coreani; e per il 38% dalla riduzione degli scambi commerciali internazionali. A seguire, per il 36% degli imprenditori, la preoccupazione riguarda la volatilità dei mercati valutari e finanziari, dei prezzi delle materie prime.
E la Brexit? Se quasi sette imprenditori su dieci si attendono che determinerà nuovi equilibri politici in Europa, sei su dieci vedono conseguenze limitate al Regno Unito. In più il 95% di imprenditori e manager ritiene che poco o nulle saranno le ripercussioni dirette sulle loro aziende. Poco cambia se l’attenzione si concentra sui rischi d’influenza dei movimenti populisti, che preoccupa solo 6 imprenditori su cento (percentuale che sale al 14% tra le imprese di oltre 50 addetti).
Messa così, è chiaro che anche tutta la discussione in parallelo relativa all’Euro è un non-senso. Si dice contrario all’uscita il 90% degli imprenditori. Non foss’altro perché in un mondo delle imprese che ha già abbastanza incertezze da tener sotto controllo, rimettere in discussione anche l’Euro sarebbe un lusso che non ci si può permettere. Tradotto in numeri, solo il 10% degli imprenditori si dice d’accordo con l’affermazione di esser favorevole all’uscita, perché l’Euro è solo un danno. La metà degli imprenditori si dice invece tout court contrario all’uscita dall’Euro, perché «i nostri problemi non dipendono dall’Euro». Ai convinti, si aggiunge la categoria dei contrari all’Euro «pragmatici». Pesa così per un 36% la categoria di chi sostiene che l’Euro crei problemi, ma si dice comunque contrario all’uscita, «perché tornare alla Lira sarebbe troppo rischioso». E sempre in una visione pragmatica, tre imprenditori su quattro (il 76%) si dice favorevole perfino ad un’Europa a più velocità.
Peghin I rischi di uno stop alla ripresa non vanno sottovalutati