Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Processo alle imprese, il giudice esclude lo Stato e la Regione Quattro su 8 vogliono patteggiare
Gli avvocati sono dovuti uscire fisicamente dall’aula. Stato e Regione Veneto, che nel processo appena concluso hanno ottenuto risarcimenti milionari, non saranno della partita anche del nuovo filone dello scandalo Mose approdato ieri di fronte al gup Barbara Lancieri, quello sulla responsabilità amministrativa delle imprese coinvolte. Il giudice infatti, accogliendo l’eccezione delle difese, ha ritenuto inammissibile la costituzione di parte civile in questo processo molto particolare che nasce dal decreto 231 del 2001, applicato per la prima volta alla corruzione. A processo ci sono Mantovani, la sua partecipata Adria Infrastrutture, le chioggiotte coop San Martino e Nuova Coedmar, poi il Consorzio Venezia Nuova, Grandi Lavori Fincosit e Condotte e la Tecnostudio dell’architetto Danilo Turato, tutte accusate di non aver predisposto modelli organizzativi adeguati per evitare i reati dei propri vertici aziendali. Le prime quattro dovrebbero patteggiare già il 21 dicembre, quando è stata fissata la prossima udienza. Il Consorzio si sarebbe tenuta aperta la porta di un rito abbreviato, mentre Fincosit e Condotte sono pronte a giocarsi il tutto per tutto di fronte al tribunale collegiale, ovviamente non prima di aver tentato di ottenere il proscioglimento in udienza preliminare. Obiettivo, quest’ultimo, su cui punta Tecnostudio, dopo che nel processo principale l’architetto Turato, accusato di aver partecipato alla corruzione dell’ex governatore Giancarlo Galan, è stato assolto. (a. zo.)