Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Attenti, qui tutta la famiglia è armata» Blitz di notte dai garage con martelli pneumatici
«Camminano lungo la strada indicando gli appartamenti che sanno essere sfitti, poi, in un paio di giorni, scardinano il basculante del garage e si infilano all’interno, per non uscire più. Se proviamo a protestare, a fermarli, minacciano di bruciare le nostre case, di farci del male». In rione Pertini, una delle zone di Mestre più colpite dal fenomeno delle occupazioni abusive di residenze pubbliche, tutti i residenti convivono con la paura e il disagio, amareggiati da un meccanismo che ormai conoscono a memoria, ma che non sanno come arginare.
E il rischio di uno scontro feroce si fa ogni giorno più concreto. Il quartiere, potenzialmente un piccolo rione di costruzioni basse, immerse nel verde, a pochi passi dal centro città e a dieci minuti di autobus da Venezia, vive anni difficili, tra manutenzioni mancate e appartamenti abbandonati, e i nuovi inquilini che arrivano nella notte non fanno che aggravare la situazione. Percorrendo per tutta la sua lunghezza via Camporese il problema si mostra anche in tutta la sua estetica: da un lato gli edifici dall’intonaco giallo, quelli dei residenti «regolari», spesso proprietari delle case, il piccolo quadrato di scoperto tenuto come un’oasi, fioriere colorate che sporgono dai davanzali, tavolini da giardino e poltrone da esterno affiancati a giochi per bambini; dall’altro, i caseggiati grigi dove l’umidità macchia le facciate e le sterpaglie proliferano dietro a reti di ferro cadenti, dove vivono gli abusivi, quasi invisibili durante il giorno, nascosti dietro tapparelle abbassate e terrazzini intasati dai rifiuti. Tra i due schieramenti una sequela di cartelli, disperato deterrente dei residenti storici: quasi chiunque ha appeso un «attenti al cane» - anche quando di animali non c’è traccia – qualcuno si è spinto oltre, attaccando sul suo cancello un avviso che ricorda ai malintenzionati che «tutta la famiglia» è armata, fucili e pistole disegnati in maniera sommaria ma ben riconoscibile. «Quattro anni fa, con un’assegnazione regolare, è arrivata qui una famiglia di stranieri – racconta Giorgio Rocelli, presidente del comitato di quartiere – È stata la testa di ponte: è lei a ospitare amici e parenti, e da lei partono le squadre di occupazione che scassinano le porte e si appropriano delle case. Ormai hanno invaso tutto il
I residenti C’è stata una testa di ponte e poi sono arrivati tutti insieme
rione, basta leggere i nomi sui campanelli per averne la prova: il cognome è sempre lo stesso». Ancora più numerosi sono i civici con la cassetta delle lettere chiusa dal nastro adesivo, privi di qualsiasi indicazione: formalmente vuoti, questi appartamenti sono in realtà dimora di altri abusivi, traditi dalla parabola piazzata tra le erbacce del giardino, dalla musica ad alto volume che fuoriesce dalle porte in cui ancora si riconoscono i segni delle effrazioni. Le tracce dell’invasione sono ovunque: nel contatore dell’acqua che la stessa Veritas ha chiesto di spostare dagli spazi comuni alla casa di un cittadino, nel portone di un garage rimasto senza serratura, trapanata via in piena notte, nel pannello di compensato che copre un uscio sfondato a calci, negli avvisi appesi dai pochi condomini rimasti, che pregano inquilini non meglio identificati di smettere di lanciare bottiglie e spazzatura dalle finestre. «Chi può, cerca di vendere e scappare, rinunciando alla casa per cui ha lavorato tutta la vita», continua Rocelli. Sabato mattina, a partire dalle 10.30, i residenti torneranno a riunirsi in assemblea, ma senza un appoggio concreto delle autorità non potranno fare altro che appendere un altro striscione, ennesima richiesta di aiuto che da rione Pertini guarderà verso il municipio.
Presidente La situazione è sempre più delicata e i cittadini sempre più incattiviti