Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

«Attenti, qui tutta la famiglia è armata» Blitz di notte dai garage con martelli pneumatici

- di Giacomo Costa

«Camminano lungo la strada indicando gli appartamen­ti che sanno essere sfitti, poi, in un paio di giorni, scardinano il basculante del garage e si infilano all’interno, per non uscire più. Se proviamo a protestare, a fermarli, minacciano di bruciare le nostre case, di farci del male». In rione Pertini, una delle zone di Mestre più colpite dal fenomeno delle occupazion­i abusive di residenze pubbliche, tutti i residenti convivono con la paura e il disagio, amareggiat­i da un meccanismo che ormai conoscono a memoria, ma che non sanno come arginare.

E il rischio di uno scontro feroce si fa ogni giorno più concreto. Il quartiere, potenzialm­ente un piccolo rione di costruzion­i basse, immerse nel verde, a pochi passi dal centro città e a dieci minuti di autobus da Venezia, vive anni difficili, tra manutenzio­ni mancate e appartamen­ti abbandonat­i, e i nuovi inquilini che arrivano nella notte non fanno che aggravare la situazione. Percorrend­o per tutta la sua lunghezza via Camporese il problema si mostra anche in tutta la sua estetica: da un lato gli edifici dall’intonaco giallo, quelli dei residenti «regolari», spesso proprietar­i delle case, il piccolo quadrato di scoperto tenuto come un’oasi, fioriere colorate che sporgono dai davanzali, tavolini da giardino e poltrone da esterno affiancati a giochi per bambini; dall’altro, i caseggiati grigi dove l’umidità macchia le facciate e le sterpaglie proliferan­o dietro a reti di ferro cadenti, dove vivono gli abusivi, quasi invisibili durante il giorno, nascosti dietro tapparelle abbassate e terrazzini intasati dai rifiuti. Tra i due schieramen­ti una sequela di cartelli, disperato deterrente dei residenti storici: quasi chiunque ha appeso un «attenti al cane» - anche quando di animali non c’è traccia – qualcuno si è spinto oltre, attaccando sul suo cancello un avviso che ricorda ai malintenzi­onati che «tutta la famiglia» è armata, fucili e pistole disegnati in maniera sommaria ma ben riconoscib­ile. «Quattro anni fa, con un’assegnazio­ne regolare, è arrivata qui una famiglia di stranieri – racconta Giorgio Rocelli, presidente del comitato di quartiere – È stata la testa di ponte: è lei a ospitare amici e parenti, e da lei partono le squadre di occupazion­e che scassinano le porte e si approprian­o delle case. Ormai hanno invaso tutto il

I residenti C’è stata una testa di ponte e poi sono arrivati tutti insieme

rione, basta leggere i nomi sui campanelli per averne la prova: il cognome è sempre lo stesso». Ancora più numerosi sono i civici con la cassetta delle lettere chiusa dal nastro adesivo, privi di qualsiasi indicazion­e: formalment­e vuoti, questi appartamen­ti sono in realtà dimora di altri abusivi, traditi dalla parabola piazzata tra le erbacce del giardino, dalla musica ad alto volume che fuoriesce dalle porte in cui ancora si riconoscon­o i segni delle effrazioni. Le tracce dell’invasione sono ovunque: nel contatore dell’acqua che la stessa Veritas ha chiesto di spostare dagli spazi comuni alla casa di un cittadino, nel portone di un garage rimasto senza serratura, trapanata via in piena notte, nel pannello di compensato che copre un uscio sfondato a calci, negli avvisi appesi dai pochi condomini rimasti, che pregano inquilini non meglio identifica­ti di smettere di lanciare bottiglie e spazzatura dalle finestre. «Chi può, cerca di vendere e scappare, rinunciand­o alla casa per cui ha lavorato tutta la vita», continua Rocelli. Sabato mattina, a partire dalle 10.30, i residenti torneranno a riunirsi in assemblea, ma senza un appoggio concreto delle autorità non potranno fare altro che appendere un altro striscione, ennesima richiesta di aiuto che da rione Pertini guarderà verso il municipio.

Presidente La situazione è sempre più delicata e i cittadini sempre più incattivit­i

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