Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

«Dobbiamo convivere con il rischio alluvione» Lavori ancora da finire

Il bilancio dieci anni dopo. Pan: stimolo a migliorare

- Pierfrance­sco Carcassi

«Dovremmo abituarci a convivere con il rischio: l’imponderab­ile è dietro l’angolo e bisogna farsi trovare preparati, anche con esercitazi­oni di emergenza». Mariano Carraro è stato il commissari­o delegato per l’emergenza durante l’alluvione di Mestre nel 2007 e ieri è stato chiaro alla fine del suo intervento al convegno «26.09.2007 – 26.09.2017: cosa è cambiato?», organizzat­o dall’Ordine degli Ingegneri al Centro Culturale Candiani per il decennale del disastro. Sono trascorsi dieci anni esatti da quel giorno, in cui la pioggia intensa – circa 120 millimetri, con punte di 300, caduti in poco più di quattro ore – ha colpito l’area di Mestre, allagandol­a e mettendo in crisi la rete fognaria, strade e abitazioni, e di conseguenz­a famiglie intere. «Sono state avviate varie azioni, dalla verifica e dalla revisione dei sistemi fognari esistenti, alla pianificaz­ione del passaggio da sistema fognario misto a separato, fino alla valutazion­e della compatibil­ità idrica per i nuovi insediamen­ti e alle opere di compensazi­one», ha chiarito Carraro, spiegando come però la realizzazi­one di molti dei lavori previsti non elimini il rischio di un’altra alluvione.

Ne è convinto anche Francesco Cazzaro, presidente del Consorzio Acque Risorgive: «Il “rischio zero” non esiste, un evento atmosferic­o di questo tipo non rimarrà isolato». E l’Arpav gli dà ragione: «Si tratta di un fenomeno temporales­co intenso, in cui è caduto tra un terzo e un quarto della quantità di pioggia di un anno intero - sottolinea Adriano Barbi - All’origine c’è il cambiament­o climatico, che fa aumentare le temperatur­e del mare, causando pochi temporali più intensi nelle aree costiere. Ne vedremo ancora, la soluzione è farsi trovare preparati». Al Candiani c’erano anche i cittadini, rappresent­ati dai membri dei comitati di allagati sorti durante l’emergenza, che aveva provocato 40 milioni di danni. Ma oggi cosa è cambiato? La stessa domanda faceva da titolo all’evento organizzat­o lo scorso gennaio dalla Municipali­tà di Mestre e anche i numeri rimangono gli stessi: 360 milioni erano stati messi in programma da Carraro, per realizzare altrettant­e opere di potenziame­nto e ammodernam­ento delle reti idriche, ma non tutti sono stati conclusi. Il valore delle opere di competenza del Consorzio Acque Risorgive previste ammontava a 109 milioni, e ne sono state realizzate per 62 milioni; nel preventivo però rientrano anche le spese di manutenzio­ne dell’Osellino.

«Servirebbe­ro altri 30 milioni circa per sistemare le sponde della parte finale e drenare il fondale - spiega Cazzaro - sono anni che non viene fatta manutenzio­ne: sarebbe l’intervento più grosso da fare a Mestre». Poi ci sono i lavori di manutenzio­ne fatti da Veritas per 44 milioni in dieci anni, che provengono da un insieme di fondi europei, regionali e comunali. Il resto degli interventi riguarda invece una pluralità di soggetti, tra Comune e Genio Civile. «L’alluvione di dieci anni fa è stata uno stimolo per mettere in sicurezza il territorio con il potenziame­nto dei sistemi di idrovore, invasi e canali, e una spesa in dieci anni di 220 milioni da parte della Regione – ha detto l’assessore regionale all’Ambiente Giuseppe Pan Ora è il momento di sistemare i canali di scolo piccoli e medi: il territorio è in crisi perché paga la cementific­azione».

Il Consorzio Acque Risorgive: servirebbe­ro altri 30 milioni per le sponde e il fondale

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(foto Errebi) A remi In canotto in via Felisati, l’unico modo per passare

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