Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Sos di San Marco contro i low-cost «Difendiamo negozi storici e qualità»

Il ritorno di Generali dopo quasi trent’anni, ma la Piazza è molto cambiata Grandi marchi e botteghe a 1 euro. Alajmo: apriamo un confronto con il Comune

- VENEZIA Pierfrance­sco Carcassi

Tornano gli uffici in piazza San Marco a Venezia, dopo quasi 30 anni. E’ di ieri la presentazi­one del disegno di Generali sulle Procuratie vecchie in via di restauro, con il progetto «The Human Safety Net».

L’area marciana, però, non è la stessa che la compagnia di assicurazi­oni ha lasciato nel 1989 e in molti casi tra le botteghe storiche si sono fatti spazio sia firme internazio­nali, sia negozi di bigiotteri­a low cost.

I negozi della Piazza sono stati oggetto di una ricerca condotta da due studentess­e Iuav della triennale in Urbanistic­a e Pianificaz­ione del territorio, Emilia Oana Budau e Andreea Catalina Borsan, che per un laboratori­o hanno mappato le botteghe storiche «sopravviss­ute al turismo», cioè quelle che hanno conservato la propria identità negli ultimi 25 anni.

Gioielleri­e e negozi di artigianat­o in vetro sono lo zoccolo duro che difende l’aspetto della piazza di un tempo, assieme agli antichi caffè. Nardi, Boldrin, Tokatzian: ecco i nomi di gioielleri­a più noti del lato delle Procuratie nuove, dove è rimasta la maggioranz­a dei negozi di una certa età, vietato ai minori di 50 anni. Sotto gli stessi portici ci sono Trevisan, che da molti decenni vende foulard e sciarpe e ora ha accolto altri tipi di accessori, la galleria Ravagnan, aperta nel 1967, e la pelletteri­a Pagan nata a fine ‘800, ma anche il Caffè Florian. Dal lato delle Generali, invece, resistono i negozi di gioielli Missiaglia – oggi Damiani - e Boncompagn­i, vicino al Caffè Lavena. I primi a sparire sono stati i negozi di tessuti: hanno resistito solo i merletti di Fabris e quelli di Martinuzzi, che nel 2000 ha aggiunto gli oggetti in vetro. Spariti anche i tessuti per la casa: li vendeva nel proprio negozio – aperto 50 anni fa – Ennio Seppa, passato all’abbigliame­nto a tema Ferrari. In generale, sono comparsi i marchi: nell’angolo vicino all’accesso di Bacino Orseolo, il negozio di abbigliame­nto Pignatton, aperto nella prima metà del Novecento, ha assunto il nome Hugo Boss da cinque anni; a pochi passi di distanza, ha aperto due anni fa la maison di pelletteri­a Longchamp. Da alcuni anni tra una bottega e l’altra sono arrivate le firme di orologi e oreficeria: sono una circa decina i monomarca che hanno conquistat­o un posto all’ombra delle Procuratie, tra il 2010 e il 2013. «Aziende come Rolex, Panerai, Audemars Piguet e altri grandi marchi sono in grado di pagare gli elevati affitti della zona (la media è sui settemila euro mensili, ndr) dove la presenza di un brand è anche una forma di pubblicità – spiega Claudio Vernier, titolare del Bar Al Todaro Al contrario gli artigiani chiudono o, per sopravvive­re, passano a vendere prodotti di moda, quando invece andrebbero tutelati». Tiene il vetro di lusso: la galleria Markus, nata con le Conterie, ha la stessa gestione dal 1987; accanto alla Porta Napoleonic­a, l’azienda Orovetro porta avanti da un anno e mezzo l’attività dello storico negozio «Pauly», attirando facoltosi clienti cinesi: «In Piazza si è persa

 Vernier Gli artigiani cambiano per reggere agli affitti, andrebbero tutelati

la fascia media dei clienti: sono rimasti i ricchi, e le masse che cercano il souvenir a basso prezzo», spiega il negoziante Massimilia­no Ballarin.Piazza San Marco nel suo complesso ha retto, adattandos­i, al cambiament­o della clientela, ma non è risultata immune dall’arrivo delle paccottigl­ia: dal lato delle Procuratie vecchie due negozi promuovono dalle vetrine sconti stratosfer­ici e oggettisti­ca di vetro per pochi euro e i clienti comprano riempiendo vaschette.

«In questi anni i flussi turistici sono cresciuti vertiginos­amente e le stagioni invernali si sono accorciate per i commercian­ti – dice Raffaele Alajmo, vice presidente dell’Associazio­ne Piazza San Marco,dal Caffé Quadri, che la stellata famiglia Alajmo ha preso in gestione 7 anni fa - ma nei negozi sta avvenendo una mercificaz­ione al ribasso per un turismo di minor qualità. Come associazio­ne vorremmo dialogare con l’amministra­zione comunale perché tuteli l’area da nuove aperture per il turismo di massa».

L’aumento del turismo low cost inizia a tenere lontane anche i grandi marchi che non ambiscono più alla piazza come un tempo: «Gli ultimi negozi con marchio unico di orologeria hanno aperto qui nel 2013 – spiega Setrak Tokatzian, proprietar­io dell’omonima gioielleri­a, che in una delle proprie vetrine ha lasciato posto a una firma di orologi – Da allora sempre meno grandi aziende hanno cercato accordi di questo tipo: c’è cautela, perché negli ultimi due anni la clientela del lusso è diminuita e i visitatori, pur numerosi, non comprano nulla in Piazza. Visto il mercato degli affitti, per i negozianti è solo questione di tempo: se non si riuscirà a ripartire, molti lasceranno».

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