Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Riparto, Venezia perde trenta milioni «Servizi a rischio»
Trenta milioni secchi in meno, anche se su un bilancio a dieci cifre. Il nuovo riparto della sanità veneta, stabilito dalla giunta e passato in fretta e furia mercoledì in Quinta commissione a Palazzo FerroFini, riduce da un miliardo e 80 milioni di euro a un miliardo e 50 milioni il contributo all’Usl 3 Serenissima. Un taglio di 43 euro ad assistito (da 1688 euro all’anno a poco più di 1644). «Un riparto killer», lo definisce la Fp-Cgil con Daniele Giordano e Marco Busato. «Rischia di essere la pietra tombale della qualità dell’assistenza sociosanitaria veneziana», continuano i sindacalisti, che denunciano il rischio di un taglio non solo dei Lea (cioè dei servizi essenziali), ma anche degli investimenti prossimi venturi, dal pronto soccorso di Dolo al distretto di Marghera, da quello di Mira all’ospedale di Chioggia.
Ipotesi smentita dall’azienda, che ricorda come gli investimenti siano scollegati dalla cassa, anche se non ci sono dichiarazione ufficiale sul taglio. Venezia rischia di essere penalizzata dall’applicazione dei nuovi criteri nazionali basati su pazienti e anzianità, ma che non tengono conto delle specificità del territorio veneziano, anche se è stato poi aggiunto un contributo di 16 milioni di euro in più (anche per Rovigo e Belluno, senza distinzioni). «Ripartizione arbitraria», lamenta Patrizia Bartelle (M5S), mentre Bruno Pigozzo, consigliere del Pd, attacca il metodo, oltre al merito: «Il riparto ci è stato consegnato all’ultimo minuto, è stata una farsa - attacca - anche perché questi numeri saranno confermati anche per il 2018». L’Usl 4 del Veneto Orientale, invece, gioisce: passa da 333 a 343 milioni. (a. zo.)