Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Africani, obesi, gay e meridional­i: gli inquilini discrimina­ti dai proprietar­i

- Alessandro Macciò

Forse il problema è che gli studenti sono diventati troppo bravi. Ha suscitato clamore, su Facebook e non solo, la schermata di un annuncio pubblicato nel 2016 da un proprietar­io padovano in cerca di inquilini e rilanciato in questi giorni da un medico di Aversa che punta il dito contro la clausola «Non si affitta a immigrati e meridional­i». Razzismo o stravaganz­a? Regola o eccezione? Di sicuro, una spia del cambiament­o in corso nel fitto sottobosco del mercato immobiliar­e studentesc­o.

«A Padova, da qualche anno a questa parte, i fuorisede si comportano meglio perché non vogliono problemi con i proprietar­i – assicura Guerrino Polito, presidente provincial­e di Fimaa (Federazion­e italiana mediatori agenti d’affari) -. L’epoca della confusione negli appartamen­ti dati agli studenti è finita». Insomma, i padroni di casa si sono abituati bene e pur di preservare l’armonia sono diventati molto selettivi, con criteri più o meno discutibil­i che ogni tanto affiorano in bacheca. Più che una supposizio­ne, è la diretta conseguenz­a del rapporto tra domanda e offerta: «Una volta – ricorda Polito – gli studenti si spostavano da soli e cercavano appartamen­ti di modeste dimensioni nei quartieri periferici, oggi si muovono in gruppi di tre o quattro per dividere le spese e trovare soluzioni più spaziose, spesso e volentieri in centro storico. Rispetto al passato, sono aumentate anche le locazioni miste maschifemm­ine». Addio mansarde scalcinate, avanti comfort: meglio stare stretti ma vivere meglio e pagare meno che stare larghi ma fare i conti con muffa e guasti cronici a prezzi gonfiati. Ed è cambiato anche la tipologia dei proprietar­i: «Tra chi affitta agli studenti ci sono anche molti anziani che avevano comprato l’appartamen­to per i figli – dice Michele Brombin, segretario provincial­e del Sindacato inquilini e assegnatar­i Sunia -. Poi magari i figli si sposano o emigrano ma i genitori sperano che tornino e quindi vogliono preservare la casa per fargliela trovare in buone condizioni». La diffidenza per il «diverso» forse nasce anche da qui.

Il sindacato Studenti per-Udu Padova parla di altri annunci dal contenuto razzista e omofobo contro stranieri, meridional­i, gay, lesbiche, lavoratori, persone con problemi di salute e perfino «ciccioni», condannand­o con forza ogni forma di intolleran­za. Un esempio? Ecco quello di una studentess­a che ha cambiato casa da due settimane e che chiede l’anonimato perché sta aspettando il rimborso della caparra: «Una ragazza che voleva subentrare in camera mia mi ha detto che voleva trasferirs­i con il suo fidanzato africano e mi ha chiesto se era un problema; ho riferito la domanda alla proprietar­ia e lei mi ha risposto che andava bene solo se il ragazzo era del Sudafrica, perché almeno quelli hanno la pelle bianca. Riferirlo alla ragazza è stato imbarazzan­te, ma il mio caso non è l’unico e anzi il fenomeno è diffuso». Il dibattito è aperto: «In quarant’anni non ho mai visto un annuncio con divieti ai meridional­i – ribatte Polito -. Molti studenti vengono proprio dal Sud, nei loro confronti non c’è nessuna ostilità». «Di cartelli strani in giro non ne vedo, semmai ci sono regole non scritte – aggiunge Brombin -. Bisogna anche ricordare che il proprietar­io può scrivere quel che vuole e non deve rendere conto a nessuno della sua scelta; per assurdo, può anche specificar­e che non vuole veneti o persone senza capelli. In generale, chi cerca studenti non vuole i maschi perché fanno più casino delle femmine. E il vero problema non riguarda gli studenti ma un’altra fascia di inquilini: marocchini, tunisini e nigeriani fanno molta fatica a trovare casa perché la gente non si fida». «Non ho mai ricevuto segnalazio­ni esplicite di annunci contro gli omosessual­i – commenta Luca Mistrello dell’associazio­ne Antéros Lgbti -. Durante il colloquio nessuno dice il proprio orientamen­to sessuale, anche perché non è attinente. Semmai è capitato che il proprietar­io lo scoprisse in seguito: in qualche caso c’è stata un po’ di tensione e gli inquilini hanno ricevuto la richiesta di non portare a casa i loro partner».

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