Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Pansac, asta da 30 milioni Tra i «gioielli» una villa di Lori
Il pezzo più pregiato è lo stabilimento di Gambarare di Mira, 39 mila metri quadri di capannoni e uffici che secondo le stime valgono 11 milioni e mezzo di euro. Ma c’è anche una villa dell’ex patron Fabrizio Lori a Virgilio, nel Mantovano, i cui 538 metri quadri sono stati però valutati solo 545 mila euro. In tutto sono 13 gli immobili che l’avvocato Marco Cappelletto, commissario straordinario della Pansac International e della Nuova Pansac, ha messo all’asta qualche giorno fa, con annunci su tutti i siti specializzati e sui quotidiani nazionali e locali, per un valore complessivo di oltre 30 milioni di euro. Di fatto dovrebbe essere l’ultimo atto di una procedura che è iniziata con la dichiarazione dello stato d’insolvenza da parte del tribunale di Milano a dicembre del 2011, a cui era seguita appunto la nomina di Cappelletto, professionista veneziano che negli ultimi anni è stato spesso chiamato a gestire importanti crisi aziendali. E quella di Pansac è stata una crisi gigantesca, con un passivo stimato in oltre 250 milioni di euro, vista anche la dimensione dell’azienda che aveva più di 700 dipendenti all’epoca del crac. Dopo quasi sei anni di lavoro, oltre il 60 per cento (oltre 400 dipendenti) sono stati ricollocati nella Polimira – azienda del gruppo Poligof di Lodi, che poi era stata anche comprata in parte dalla 21 Investimenti della famiglia Benetton – ma manca la parte finale, che è quella di soddisfare gli oltre 2 mila creditori delle due società che furono di Lori, rampante imprenditore mantovano che era stato anche presidente della squadra di calcio della sua città. Per queste vicende Lori si è fatto anche oltre cinquanta giorni di carcere e ha patteggiato poi 3 anni e 10 mesi per bancarotta fraudolenta.
Nell’elenco, oltre allo stabilimento di Gambarare e alla villa di Virgilio, ci sono altri immobili del Veneziano. In particolare sono messi all’asta anche lo stabilimento di Chirignago, per il quale bisognerà presentare delle offerte a partire dai 5 milioni di euro in su, mentre serviranno 4 milioni e 760 mila euro per fare proprio quello di Summaga di Portogruaro. Ci sono poi capannoni e terreni tra Ravenna e Verdellio (Bergamo), dove c’erano altri centri produttivi dell’azienda, che a metà anni Duemila era uno dei leader nel settore delle materie plastiche. «L’attivo di risultato sarà destinato a soddisfare, per quanto possibile, i creditori», dice l’avvocato Cappelletto. Tra di loro ci sono i tanti dipendenti, ma anche le banche, titolari delle ipoteche, che probabilmente avranno la precedenza. (a.zo.)