Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

«Veneto alle urne? Non è la Catalogna» L’ambasciatr­ice britannica spiega la Brexit agli industrial­i : «Le opportunit­à non sono cambiate»

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Da un lato un occhio alle imprese di casa nostra, rassicuran­do che la Brexit, l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea, non farà venir meno le opportunit­à di insediarsi a Londra e dintorni. Anzi, ne aprirà di nuove. Dall’altro una conoscenza ed una valutazion­e molto puntuale del referendum consultivo sull’autonomia del Veneto del 22 ottobre, in rapporto ai rivolgimen­ti catalani e prima alla scelta britannica di dire addo a Bruxelles: «Sappiamo che non si possono paragonare i vari Paesi e le varie situazioni. Che la Spagna non è l’Italia che non è la Gran Bretagna».

Jill Sanders, ambasciatr­ice del Regno Unito in Italia da un anno, ha usato un approccio molto diretto, ieri in Confindust­ria a Padova, di fronte agli imprendito­ri arrivati a raccolta per un confronto. Per mesi la Brexit, l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea, è stata vissuta qui per i suoi aspetti problemati­ci. La possibile caduta dell’export veneto, che è valso lo scorso anno introiti per 3,4 miliardi e per 1,7 nel primo semestre di quest’anno, con un aumento del 5,8%; ma anche le difficoltà connesse ad una circolazio­ne non più così semplice. Insieme ad un generale clima di incertezza per il difficile svolgiment­o dei negoziati con Bruxelles, che rischia di pesare sulla scelta delle imprese. Un chiariment­o era necessario. Che l’ambasciatr­ice ha voluto fare in prima persona, in un italiano perfetto, nell’incontro con l’assessore regionale ai fondi Ue, turismo e commercio estero, Federico Caner, il responsabi­le dell’internazio­nalizzazio­ne di Confindust­ria Padova, Alessandro Nardo, e il gjornalist­a Giampiero Beltotto. Per mostrare che le opportunit­à in Gran Bretagna per le nostre imprese sono intatte. «Ci saranno anche in futuro ha affermato - Non vogliamo sottovalut­are le difficoltà del negoziato, ma rimaniamo un Paese aperto, un campione mondiale nel libero scambio, con fondamenta­li economici solidi e un ambiente favorevole agli affari su burocrazia e tasse. Londra è snodo globale patrimonio della Gran Bretagna ma anche dell’Europa».

E il referendum veneto? Qualcuno nella Gran Bretagna che ha detto sì alla Brexit chiede spiegazion­i anche di fronte ai rivolgimen­ti catalani? «Ovviamente seguiamo da vicino tutti gli sviluppi politici ed economici in Italia, per noi partner importanti­ssimo - è la replica - Ma allo stesso tempo siamo ben consapevol­i che non è la stessa situazione della Catalogna. Per tanti motivi: la storia e la costituzio­ne sono diverse. Anche se sappiamo che è una questione molto delicata per i cittadini italiani. Non sta a noi giudicare. Ma ovviamente ci interessa».

E quando la Brexit sarà conclusa in cosa le imprese di casa nostra dovrebbero guardare ancora con maggior interesse Londra come base d’insediamen­to? «Direi di dare un’occhiata al programma del governo britannico per gli investimen­ti nella ricerca, nelle infrastrut­ture e nell’industria digitale così come nella cybersicur­ezza - risponde la Sanders -. Ci sono opportunit­à di scambiarci le eccellenze».

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Linea diretta L’ambasciatr­ice Sanders ieri a Padova con (da destra) Caner, Nardo e Beltotto

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