Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Guardia medica a pagamento nelle località turistiche Stangata anche per i residenti. L’ira dei camici bianchi: «È una violazione grave»
Partecipano anche le 600 Guardie mediche del Veneto allo stato di agitazione proclamato dai medici di famiglia. Nei giorni di sciopero garantiscono un contingente minimo che copre le prestazioni essenziali di legge dalle 20 alle 8 dei feriali e h24 nei prefestivi e festivi. Tra i motivi della protesta — oltre allo stop all’attivazione degli ambulatori h24 e del fascicolo sanitario elettronico, alla carenza di posti letto in ospedali di comunità e hospice, alla mancanza di cure palliative nell’arco delle 24 ore, all’affidamento delle case di riposo a medici privati e per sole 4 ore al giorno invece delle 12/24 assicurate dai convenzionati —, si aggiunge la delibera che riorganizza il servizio approvata dalla giunta Zaia lo scorso 6 agosto. Il provvedimento nelle località turistiche non solo alza le tariffe delle prestazioni di «continuità assistenziale» (la Guardia medica, appunto) — visita ambulatoriale da 21 a 25 euro; visita domiciliare da 31 a 40, mentre la ricetta resta a 5 — ma le fa pagare anche ai residenti. «Residenti nel territorio regionale e nella località turistica stessa», precisano la delibera e una nota che la recepisce inviata dall’Usl 3 Veneziana alle Guardie mediche operanti sul proprio territorio.
«E’ una disposizione non concordata con i sindacati e che contestiamo — spiega Alberto Cossato, portavoce regionale delle Guardie mediche per la Fimmg — è una violazione grave. Dopo la nota dell’Usl 3 ho chiesto chiarimenti, invano. I dubbi sono tanti. Per esempio: devo estendere le nuove misure ai Punti di primo soccorso diurno di San Marco e piazzale Roma e far pagare anche i veneziani, finora trattati gratuitamente? E del resto se non chiedo il dovuto, si potrebbe configurare il danno erariale? Altre perplessità nutriranno i colleghi operanti in montagna e al lago. Le località turistiche non sono mica solo quelle del mare».
Le sigle di categoria chiedono la revisione della delibera, presentata in giugno dall’assessore al Sociale, Manuela Lanzarin, che nella stessa a proposito della mancata concertazione con i sindacati spiega: «Si è proceduto, il 24 luglio 2017, alla convocazione del tavolo tecnico... tuttavia non è stato possibile giungere alla sottoscrizione di un accordo in quanto le organizzazioni sindacali non hanno inteso presenziare per rivendicazioni del tutto estranee all’oggetto delle ipotesi di intesa (era già in atto la mobilitazione per i motivi citati, ndr)... con ciò violando primari obblighi di corrette relazioni sindacali. E’ altresì urgente fornire indicazioni omogenee alle aziende sanitarie... per garantire la copertura h24 sul territorio regionale». Versioni totalmente opposte anche sulla destinazione dei pagamenti imposti ai residenti. «Le Usl ne assorbono l’85% — illustra Cossato — noi prendiamo 22,43 euro lordi all’ora». «Al medico spetterà l’80% delle tariffe riscosse, il restante 20% all’Usl», recita la delibera.