Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
I giudici bocciano le «idee» di Brugnaro
Venezia, metodo dei premi ai dipendenti. Per la Corte dei conti vanno restituiti i soldi
Illegittime. La Corte dei Conti ha bocciato le «idee vincenti», il sistema premiale creato dal sindaco Luigi Brugnaro, che nel 2016 aveva portato il Comune di Venezia a versare 413 mila euro a quasi 690 dipendenti. Secondo la procura, però, quei premi di produttività possono essere dati solo a fronte di progetti realizzabili, realizzati e poi verificati. Ora il Comune dovrà recuperare le somme: l’ipotesi è quella di una detrazione in busta paga a rate.
Illegittime. Lo ha scritto chiaramente, nero su bianco, la Corte dei Conti a Ca’ Farsetti: le idee vincenti non si possono e devono fare, almeno così come le ha pensate il Comune di Venezia. E infatti per questo il sindaco Luigi Brugnaro aveva annunciato qualche settimana fa la sospensione del progetto. Il problema però arriva ora, soprattutto per i dipendenti che avevano incassato i «premi»: la Corte, con una nota di tre pagine firmata dal pm Alberto Mingarelli, ha infatti chiesto a Ca’ Farsetti di recuperare i 413 mila euro versati, anche a rate, per evitare che si configuri un «danno erariale». La relazione è di qualche settimana fa, dopo che la magistratura contabile aveva incaricato un ispettore del ministero delle Finanze, per le sue specifiche competenza in materia di spesa pubblica, di verificare la situazione denunciata da un esposto dei sindacati. Venticinque giorni passati a Ca’ Farsetti a spulciare i documenti fino alla relazione finale che non lascia scampo al sindaco, che aveva puntato sulle idee vincenti per introdurre la meritocrazia anche tra i dipendenti del Comune.
Ma la Corte dei Conti, questa volta con la sezione di controllo, era stata chiara già ad aprile 2016 in un parere generico sulle modalità di distribuzione della produttività: le risorse stanziate devono essere accompagnate da maggiori servizi, i risultati devono essere concreti e verificabili attraverso i giudizi anche dell’utenza e soprattutto le risorse devono essere distribuite dopo aver accertato i risultati. E’ bastato questo per cancellare i «buoni propositi» del sindaco, che già nelle settimane scorse aveva deciso di stoppare il piano e sospendere in autotutela quelle del 2016. «L’iniziativa poteva anche avere una sua finalità di stimolo - osserva il procuratore regionale della Corte Paolo Evangelista - ma non era minimamente coperta dal punto di vista legislativo».
Del resto i dipendenti non si erano sforzati troppo con la fantasia, perché a vedere le cinquecento proposte presentate molte esistono già, altre sono irrealizzabili, altre ancora sono abbastanza banali. Qualche esempio? Coordinare i cantieri per non rattoppare le strade più volte (666 euro), creare una stanza «per consumare la pausa pranza e brevi momenti per il caffè» (592), o la settimana dello sport collettivo (280). Qualcuno ha proposto corsi di inglese e cinese per i croupier (666), qualche altro apparecchi elettrici di nuova generazione nei bagni per asciugarsi le mani (740), come
Evangelista Iniziativa che non aveva una copertura legislativa
se non esistessero già. E chissà cosa avrà pensato l’ispettore del ministero quando ha visto che la proposta dei stivali dell’acqua alta con il logo del Comune da distribuire ai turisti o ai cittadini sprovvisti ha «guadagnato» 800 euro, o quella di premiare chi porta un nuovo utente in biblioteca 560. In media ad ogni lavoratore al quale è stata riconosciuta l’«idea vincente» (quasi 690) è stato corrisposto un importo di seicento euro (ora da restituire), spesso frutto di più proposte, o di proposte di gruppo. «Risultata evidente che i criteri di trasparenza e valutazione siano del tutto aleatori e privi di una reale e concreta rispondenza con obiettivi e risultati dell’azione dell’amministrazione», aveva scritto la Cgil nell’esposto presentato alla Procura contabile.
La procura contabile non ha dato un termine al Comune, ma l’ipotesi più probabile è che i fondi vengano recuperati a rate, scalandoli dalla busta paga, in modo da limitare l’impatto sui dipendenti. Ma c’è il rischio di ricorsi.