Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Aule fuori norma, «suggeritori» d’esame agenzie «fabbrica lauree» e doppio lavoro
Non è la prima volta che l’Università di Padova finisce nel mirino della Procura. L’ultimo episodio risale al maggio 2016, quando una studentessa 25enne di Giurisprudenza fu sorpresa da alcuni agenti in borghese con un micro auricolare nell’orecchio e un ricevitore Bluetooth agganciato alla collana durante un esame di procedura civile. Il suggeritore era un amico della studentessa, che aveva accettato di passarle le risposte in cambio di 50 euro. I due giovani sono stati denunciati a vario titolo per alterazione di prova d’esame, falso ideologico e truffa; la vicenda era finita anche sul tavolo del Senato accademico, che ha sospeso lui per un anno e lei per tre mesi. Nel 2014, in seguito a un’inchiesta del Corriere del Veneto, la Procura aveva aperto un fascicolo sul fenomeno dei «ghostwrite» (singoli «consulenti» o agenzie) che scrivono le tesi ai laureandi in cambio di un compenso. In precedenza, la Procura aveva puntato i riflettori sulla sicurezza, partendo di nuovo da un servizio del Corriere del Veneto e dalla denuncia di un pannello d’amianto che si era sgretolato tra le mani di un facchino durante un trasloco. L’inchiesta ha dimostrato che molte aule erano sovraffollate e fuori norma: il Bo ha messo in sicurezza ingressi, scale e tutto ciò che regola i flussi di studenti e professori. E a proposito di docenti, più di uno è finito sotto inchiesta perché scoperto con un doppio lavoro. (a.m.)