Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Terzo giorno di marcia Profughi un’altra notte accampati: a Malcontenta
La lunga trattativa del prefetto: cento presto via dall’hub. Nuovi arrivi da Jesolo
Stanchi, stravolti da tre giorni di marcia. I profughi in fuga da Cona e ospitati tra mille difficoltà per due notti nel Padovano, ha passato ieri la notte al centro civico di Malconenta, Marghera.
A fine giornata erano così stanchi, stravolti da tre giorni di marcia, di trattative interminabili e freddo che hanno chiesto una notte di riposo, per essere lucidi e riaprire oggi il confronto con la prefettura.
Ieri sera, 56 richiedenti asilo, il secondo gruppo in fuga da Cona ospitati tra mille difficoltà per due notti nel Padovano, hanno ottenuto di restare nel centro civico di Malcontenta, dove erano arrivati in mattinata dopo aver lasciato il Seminario minore di Rubano (Padova) su un pullman, scortato dalla polizia. A loro in serata si sono aggiunti una parte dei 14 migranti (altri sono stati portati a San Donà) che hanno lasciato la Croce rossa di Jesolo dove si sono rifiutati di entrare, perdendo il diritto all’accoglienza.
La decisione che i richiedenti asilo devono prendere oggi è importante: tornare all’hub di Cona e attendere di essere spostati o rimanere fuori, rinunciare all’accoglienza e rischiare di perdere il riconoscimento dello status di rifugiato.
Il prefetto di Venezia Carlo Boffi, ieri al primo incontro con il gruppo alle 11, è stato molto chiaro: «Al momento non ho strutture dove potervi spostare, però ho la garanzia del ministro Marco Minniti che in due o tre giorni cento persone lasceranno Cona, per primi i richiedenti asilo che sono lì da più tempo ha detto - tornate a Cona, vi accompagneremo e insieme troveremo una soluzione ai problemi di gestione che denunciate, ve lo garantisco». Quello di Boffi non è stato un ultimatum, «prendetevi il tempo per decidere», ha detto.
Il confronto è iniziato alle 11 è proseguito fino alle 14 per poi riprendere alle 17, sempre rispettoso e pacifico. «Siamo persone umili e non violente, siamo figli senza più famiglia e lei prefetto è come un padre», hanno ripetuto i portavoce del gruppo. Ma i due attori, profughi e prefettura, ieri non hanno mai trovato un punto di incontro. «Siamo a Cona da più tempo dei 200 che avete ricollocato, vogliamo stare in Italia, lavorare e avere un futuro, siamo scappati da posti pericolosi, abbiamo dovuto confrontarci con le milizie e l’Isis, con la Libia ha raccontato Pa Modou Sey, 30 anni del Gambia - ho visto uccidere mio fratello, nella traversata per arrivare a Brindisi sono morte 75 persone intorno a me. Ringraziamo gli italiani per tutto ciò che fanno ma a Cona no, non torniamo».
I grandi accusati, ieri, erano i gestori dell’hub: «Non rispettano noi e nemmeno le regole, quando lei (Boffi, ndr) ha dato indicazioni per migliorare la situazione, non hanno fatto nulla», ha continuato. A seguire la trattativa, senza mai intervenire, il presidente della Municipalità di Marghera Gianfranco Bettin, il sindaco di Mira Marco Dori dove giovedì notte hanno dormito i 212 della prima marcia, attivisti del centro sociale Rivolta (a loro il merito di aver portato pasti e bevande) e il sindacato Usb.
Nessun esponente della giunta del Comune di Venezia, invece, è mai arrivato a Malcontenta, la vicesindaco Luciana Colle ha autorizzato l’uso del centro civico ma quando, alle 18, i 56 hanno chiesto di rinviare tutto a oggi, il prefetto ha dovuto contattare il sindaco Luigi Brugnaro, in Brasile per impegni privati. Oggi i 56 dovranno decidere se tornare a Cona (dove è in programma anche un sopralluogo dei parlamentari di Sinistra italiana e Mdp) e fidarsi della promessa che la gestione del centro sarà monitorata con una stretta sorveglianza e che «il nostro obiettivo è chiudere l’hub», come ha detto la prefettura. «Queste situazioni sono frutto di una cattiva gestione dei flussi migratori a Roma e del rifiuto di accogliere da parte dei sindaci», ha detto Bettin. A distanza, il presidente Luca Zaia ha commentato: «Sostenevano che i profughi non fossero un problema, ma ne arrivano 200 mila all’anno, vanno aiutati nel loro Paese». Ieri il prefetto ha incontrato Cgil, Cisl e Uil e deciso che la cabina di regia sull’emergenza profughi sarà allargata ai sindacati, alla Curia patriarcale, alle associazioni economiche e del terzo settore.
Le voci Nel centro promettono ma quando andate via non mantengono
La denuncia Ho visto morire mio fratello, 75 in barca con me, a Cona non torno Romaro Ai richiedeti asilo di Jesolo avevamo suggerito di fermarsi. Non vedono futuro Mestriner Il patriarca ha fatto bene a intervenire, ma l’emergenza può durare solo una notte