Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Mazzacurat­i, sequestro di 22 milioni. Non va all’udienza

- VENEZIA Eleonora Biral

Giovanni Mazzacurat­i (foto) non si è presentato all’udienza di convalida del maxi sequestro da 21 milioni e 750mila euro che la Corte dei Conti ha chiesto nei suoi confronti. La decisione della Corte arriverà la settimana prossima e ieri l’ex presidente del Consorzio Venezia Nuova e i suoi legali non si sono costituiti. L’ingegnere non ha ancora subìto alcuna condanna ma sul piano contabile la Procura lo scorso luglio ha ottenuto l’autorizzaz­ione al sequestro conservati­vo dei suoi beni. La vicenda ha origine dall’inchiesta sul Mose e in particolar­e dalle tangenti che avrebbe versato a politici e funzionari in cambio del via libera ai lavori. Il sistema delle mazzette avrebbe aumentato in maniera ingiustifi­cata il prezzo pagato dallo Stato per realizzare il Mose e quindi c’è danno erariale.

Le aziende emettevano fatture per operazioni inesistent­i, che venivano addebitate al Consorzio. Parte del denaro, poi, secondo l’accusa veniva consegnato in contanti all’ex presidente del Cvn, che lo usava per corrompere politici, uomini delle istituzion­i e magistrati. La Finanza ha tracciato una mappa delle sue disponibil­ità economiche: dei quasi 22 milioni ha rintraccia­to un milione e 154mila euro di liquidazio­ne che deve ancora incassare dal Consorzio, le quote della «Ing Mazzacurat­i Giovanni Sas», 8 conti correnti vuoti, una cassetta di sicurezza in una banca di Roma e una percentual­e delle due pensioni da 110mila euro annui. Beni bloccati in attesa della decisione della Corte dei Conti. Se il sequestro dovesse essere convalidat­o, ci saranno 60 giorni di tempo per l’atto di citazione.

Sequestro conservati­vo di 410.516 euro, infine, per l’ex dirigente della Regione Giovanni Artico (assolto): avrebbe ottenuto l’assunzione della figlia in una controllat­a del Gruppo Mantovani e consulenze e incarichi per un amico avvocato.

 L’accusa Fatture per operazioni inesistent­i, parte del denaro usato per corrompere politici

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