Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Le navi a Marghera uccidono le industrie»
La Fiom: a rischio 7 mila lavoratori. Casson attacca Brugnaro: no speculazioni
«La scelta di spostare le grandi navi a Marghera? L’ultima pietra tombale sullo sviluppo dell’area industriale, che così non potrà mai ripartire». Felice Casson boccia senza appello la decisione del Comitatone dello scorso 7 novembre: «Si è solo perso tempo per non assumere alcuna decisione», continua il senatore veneziano di Mdp, ieri al centro culturale «Santa Maria delle Grazie» per l’assemblea dei delegati Fiom. Tesi condivisa da molti in sala, come il segretario generale del sindacato, Antonio Silvestri, che si dice preoccupato da una simile eventualità: «L’arrivo della crocieristica a Porto Marghera mette in discussione il mantenimento dei vincoli industriali delle aree e della vocazione produttiva del territorio, squilibra ulteriormente l’economia veneziana a favore del turismo e apre a interessi speculativi su quelle zone - afferma Silvestri Rischiano di sparire importanti aziende chimiche e metalmeccaniche, che oggi danno lavoro a 7 mila persone».
L’ipotesi di un porto promiscuo spaventa. «Già oggi le navi commerciali in alcuni casi non hanno la precedenza sugli attracchi - spiegano i lavoratori - come sarà poi?». Preoccupata dalla sostenibilità dell’ipotesi anche Erika Baldin, consigliera regionale M5s. «Senza laguna non c’è futuro, e i progetti di scavo e di ampliamento dei bacini non sono più sostenibili - dice - Bisogna ragionare sul bene della collettività, non di qualcuno». A fare i nomi ci pensa Casson: «I progetti di palasport e stadio non possono essere fatti sorgere ovunque, ci sono posti e luoghi adeguati e Marghera non è uno di questi o si scivola nella speculazione edilizia vera e propria - attacca il senatore - Per lo stesso motivo anche i progetti dei Pili vanno contestati, quei piani che il sindaco Luigi Brugnaro prepara per i terreni di sua proprietà». C’è stato poi lo spazio anche per ricordare la mobilitazione dei lavoratori degli appalti, che nelle scorse settimane hanno incrociato le braccia.
Ora, dopo il Comitatone, la palla è ripassata nelle mani del Porto e del suo presidente Pino Musolino, che dovrà preparare il progetto. Ieri Musolino ha partecipato al summit sulla «Via della Seta», un’occasione per sviluppare il porto commerciale: «A Venezia abbiamo già partnership e collegamenti con la Cina - ha detto - Noi cavalchiamo già la tigre».
Stallo Il senatore contro il Comitatone: si è perso tempo per non prendere decisioni
M5s Baldin: i progetti di scavo non sono più sostenibili, bisogna fare il bene di tutti