Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Buttata a terra da due cani chiede i danni ai padroni

- MESTRE

EUna settimana fa, per l’ennesima volta, numerosi richiedent­i asilo ospitati nell’ex caserma di Cona, hanno iniziato una protesta contro le condizioni di vita nel centro

I profughi hanno lasciato il centro e si sono messi in marcia verso Venezia per protesta. Circa 200 hanno ottenuto lo spostament­o in altri centri

Altri hanno provato a seguire la stessa strada ed è nata una lunga trattativa con il prefetto Carlo Boffi ra andata al parco Albanese con il suo cane, nell’area dedicata agli animali, e stava chiacchier­ando con un’amica. All’improvviso, però, alle sue spalle erano arrivati due cani ben più grandi, un labrador e un golden retriever, che si stavano rincorrend­o, che l’hanno colpita e buttata a terra, causandole la frattura del malleolo. Un incubo per una pasticcier­a di Venezia, che aveva dovuto affrontare una lunga riabilitaz­ione dopo quell’incidente del 28 febbraio 2015 e che oggi, dopo che la via dell’accordo bonario è fallita, chiede 30 mila euro di danni ai due padroni dei cani. La tesi del suo legale, l’avvocato Giorgio Caldera, è che con cani di quella stazza, viste le tante persone presenti, i padroni avrebbero dovuto avere più attenzione. (a. zo.)

«La violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci». La targa è affissa ieri in mezzo al prato di villa Franchin, ancorata in bella vista allo schienale di una panchina rossa. È una citazione del biochimico russo Isaac Asimov che a Mestre grida contro il femminicid­io, a pochi metri dalle due magnolie piantate lo scorso anno in memoria di Valeria Solesin ed Eleonora Noventa, e accanto alle 6532 donne che dall’ottobre del 1994, proprio nella villa di Carpenedo che lo ospita, si sono rivolte al Centro anti violenza. Quest’anno ne hanno varcato la soglia in 304, quasi cento donne in più rispetto al 2016. Tre quarti di loro provenient­i dal comune e oltre un quarto da fuori. «Nel 90% dei casi sono violenze domestiche — dice la responsabi­le del centro Patrizia Marcuzzo — ma è nuovo l’approccio di istituzion­i e media: non si parla più di raptus, ma di violenze nel tempo. Le donne vengono a chiederci aiuto dopo anni di vessazioni».

Al primo piano, qui, si pianifica l’intervento: psicologic­o, medico, giuridico, di inseriment­o lavorativo e nei gruppi di mutuo aiuto. Sempre qui si raccolgono notte e giorno le segnalazio­ni del pronto soccorso nei casi sospetti di abuso: circa 120 l’anno. E ancora qui è presente l’unica biblioteca di genere esistente in Veneto, con testi anche per l’infanzia dedicati al rafforzame­nto della consapevol­ezza femminile. Due destinazio­ni segrete, invece, per le case rifugio che accolgono le donne. «Non poteva esserci una posizione migliore di questa, per la panchina rossa» commentava Doriana Visentin, presidente della Commission­e pari opportunit­à dei chimici del Veneto, che ha curato l’iniziativa in collaboraz­ione con il Comune. «Ho già in mente un progetto contro la violenza sulle donne... concentrat­o totalmente sugli uomini» confida la vicesindac­a Luciana Colle, riservando una parola di sostegno alle veneziane che hanno paura di denunciare: «Non è facile, non possiamo certo obbligarle, sarebbe anche questa una violenza». La sfida della panchina rossa si aggiunge a molte iniziative inserite nel programma di «Novembre donna». Oggi tutte le veneziane potranno accedere gratuitame­nte ai musei civici. Domani,alle 17:30, c’è la tavola rotonda «Una lettera agli uomini” alla Scoletta dei Calegheri in campo San Tomà. Alla stessa ora giovedì, all’Ateneo veneto, l’incontro «La violenza vista da una testimone».

E nei prossimi mesi la Bon’t worry onlus aprirà un presidio a Venezia, in collaboraz­ione con le forze dell’ordine, per le donne vittime di violenza e i loro bambini. Stasera si attiva già con una raccolta fondi in favore delle vittime di violenza nella sede del Casinò. (g. bu.)

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