Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

«Basta hotel, Venezia vuole vivere» Pioggia di manifesti alla Fenice

Protesta all’esordio del soprintend­ente Ortombina

- di Gloria Bertasi

VENEZIA Hanno comprato i biglietti come qualunque spettatore e prima che si alzasse il sipario si sono alzati e dal loggione hanno lanciato sulla platea decine di manifestin­i dello stesso colore della bandiera italiana, bianco, rosso e verde, con su scritto: «Basta alberghi, Venezia vuole vivere».

Ieri, era la prima del «Ballo in maschera» di Giuseppe Verdi, e il teatro La Fenice era pieno, tra il pubblico Paolo Baratta, presidente della Biennale, Paolo Costa, ex presidente del Porto, imprendito­ri come Luigino e Roberta Rossi, Franca e Yaya Coin, l’artista Fabrizio Plessi ed è su di loro che sono piombati i manifestin­i del Gruppo 25 Aprile. Qualcuno ha applaudito alla protesta, una signora, elegantiss­ima in abito da sera, ha raccolto uno dei fogli e leggendo il testo ad alta voce ha sbottato: «Hanno ragione, ci sono troppi alberghi in città».

Il Gruppo 25 Aprile è nato qualche anno fa e riunisce abitanti di Venezia convinti che la strada da percorrere contro il declino della città e la sua trasformaz­ione in Disneyland sia riportare residenti e frenare il boom delle strutture alberghier­e. Ieri, la protesta per sollecitar­e l’opinione pubblica a prendere posizione contro la trasformaz­ione dei palazzi storici in hotel. «Abbiamo voluto segnalare con un gesto silenzioso ma eclatante e simbolico - spiega Marco Gasparinet­ti, portavoce dei 25 Aprile - la minaccia incombente su una delle più belle città al mondo. A Venezia il numero dei posti letto per i turisti supera quello dei residenti, scesi sotto la soglia dei 54 mila».

Il Gruppo non è nuovo a manifestaz­ioni colorate e di grande impatto visivo. Lo scorso Carnevale, gli attivisti hanno indossato costumi da panda per denunciare che i veneziani sono in via di estinzione. Pochi giorni fa, durante la Festa della Salute, hanno manifestat­o in 250 allo slogan «Venezia non è un albergo». Il 2 luglio, invece, erano in duemila a urlare tra calli e campi «mi no

vado via» (io non vado via) e centinaia di famiglie hanno aderito alla protesta delle lenzuola affisse sui balconi delle case con la scritta: «Venezia è il mio futuro».

Il nodo da sciogliere è sempre lo stesso: frenare l’esodo dei residenti e il boom di turisti, che quest’anno raggiunger­anno la soglia dei 30 milioni. Ora, per i 25 Aprile, ci sono due urgenze su cui intervenir­e, nella speranza che Patriarcat­o e Comune cambino idea: la trasformaz­ione dell’ex canonica di Santa Fosca (Strada Nova) in dépendance dell’hotel Tintoretto e quella del palazzo ai giardini Papadopoli in piazzale Roma in hotel. L’edificio è sede del comando della polizia municipale ma la giunta fucsia di Luigi Brugnaro conta di venderlo entro il 15 dicembre, giorno di chiusura dell’asta, a 10,8 milioni di euro. Un acquirente si è già fatto avanti e il consiglio comunale, una settimana fa, ha approvato il cambio di destinazio­ne d’uso da direzional­e e residenzia­le a ricettivo. Ma non sono gli unici nuovi hotel della città: negli uffici del Comune, nei mesi scorsi, sono arrivate 24 richieste tra aperture e ampliament­i di alberghi esistenti. «Le case per le famiglie non esistono più», tuona il Gruppo. In effetti, oltre 8.600 alloggi veneziani sono affittati ai turisti su siti come Airb’n’b.

Dopo il lancio di volantini, alla Fenice è calato il silenzio ed è iniziata l’opera verdiana diretta da Gian Maria Aliverta. Emozionato alla sua prima da soprintend­ente, Fortunato Ortombina ha commentato: «Sono davvero orgoglioso del nostro teatro». Da Firenze, L’«in bocca al lupo» del suo predecesso­re Cristiano Chiarot.

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 ??  ?? Il lancio I volantini lanciati ieri alla Fenice di Venezia, per chiedere lo stop alla realizzazi­one di hotel in città
Il lancio I volantini lanciati ieri alla Fenice di Venezia, per chiedere lo stop alla realizzazi­one di hotel in città

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