Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Municipalità, il Tar dà ragione a Ca’ Farsetti
La sentenza: la riorganizzazione non azzera ruolo e poteri. Bettin: kafkiana, non gestiamo nulla
Ricorso presentato troppo tardi, le Municipalità perdono al Tar contro lo svuotamento delle funzioni deciso dal sindaco Luigi Brugnaro. L’azzeramento dell’operatività amministrativa era avvenuto in due tempi: a febbraio del 2016, con sette delibere il consiglio Comunale aveva revocato tutte le competenze in materia di lavori pubblici minuti, gestione dei servizi sociali di base, biblioteche e attività culturali dei quartieri; a settembre la giunta aveva poi approvato la riorganizzazione della pianta organica, eliminando le direzioni delle Municipalità, tutti gli uffici operativi e accentrato la gestione nella direzione Affari Istituzionali. E così ad ottobre, visto che il promesso tavolo di concertazione tra amministrazioni e quartieri si era riunito una sola volta, i presidenti, diciassette consiglieri dei cinque parlamentini di centrosinistra (tutti tranne Favaro), il deputato di Mdp Michele Mognato in qualità di cittadino-elettore si erano auto-tassati per portare al Tar la riforma.
Il Tar ha accolto in toto le obiezioni dell’avvocatura comunale e la sentenza firmata l’8 novembre dal presidente Maurizio Nicolosi dice che le delibere di Ca’ Farsetti andavano impugnate prima della scadenza dei termini, quindi a maggio. I giudici perciò non entrano nel merito delle decisioni del consiglio Comunale e affrontano solo la riorganizzazione della pianta organica e ritengono che non abbia fatto venir meno il ruolo rappresentativo delle Municipalità visto che mantengono anche la prerogativa di esprimere pareri obbligatori, né quello operativo perché gestiscono servizi di base come l’elezione dei componenti dei Consigli di nidi e materne. «Quanto abbiamo fatto sulle Municipalità — dice lapidario il sindaco - è in linea con il mandato di efficientamento che sta portando i numeri che ci fanno risalire nelle classifiche». «I Comitati dei nidi un servizio di base? Ridicolo, le Municipalità non gestiscono alcun servizio e questa sentenza è puro kafka – sbotta il presidente di Marghera Gianfranco Bettin – Ed è speciosa quando dice che bisognava ricorrere prima contro le delibere consiliari: ma se erano sospese in attesa della riorganizzazione del personale?». «Erano sospese e siccome c’era anche un tavolo di concertazione votato dal consiglio dallo stesso sindaco, per correttezza istituzionale abbiamo evitato di mettere la pistola sul tavolo facendo ricorso – ricorda Gianluca Trabucco, presidente di Zelarino – Ma la via politica fu preclusa perché il tavolo fu convocato una sola volta, a ridosso della scadenza dei termini per il Tar, per menare il can per l’aia». «Ora valutiamo ricorso al Consiglio di Stato», annuncia Andrea Martini, presidente di Venezia». «La sentenza è la dimostrazione che il percorso di riorganizzazione è stato corretto – dice l’assessore Paolo Romor – il Tar ha certificato che non vi c’è stata alcuna volontà di ridurre gli spazi di democrazia».
L’avvocato dei ricorrenti Alfiero Farinea contesta che l’impugnazione sia stata tardiva: «La lesività di quelle delibere comunali avviene solo a settembre, quando la giunta decide la riorganizzazione degli uffici - argomenta – sarebbe interessante trovare una soluzione istituzionale». Anche Bettin auspica la via politica. «Deve diventare un caso nazionale, bisogna portarlo al Parlamento, al presidente della Repubblica perché mai è successo che una parte politica abbia tolto poteri all’altra».