Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Quelle navi fanno danni In un anno di passaggi la costa arretra 4 metri»
Indagine di Cnr e Ca’ Foscari con 15 sonde e un drone
Oltre 160 metri in meno da quando fu creato a metà degli anni Settanta, cioè tra i 3 e i 4 metri all’anno. E l’arrivo delle grandi navi da crociera non potrà fare altro che peggiorare la situazione. «Gli effetti del traffico navale possono influire in maniera significativa sulla morfologia dei margini di un canale e sulle aree lagunari circostanti», sostiene un gruppo di lavoro misto, composto da studiosi del Cnr-Ismar (Istituto di scienze marine) e di Ca’ Foscari, oltre a colleghi da Australia, Stati Uniti ed Estonia. I tecnici hanno lavorato per quasi un anno, tra 2014 e 2015, studiando i fenomeni di erosione lungo il Canale dei petroli, che attualmente viene solcato dalla navi merci dirette a Porto Marghera e che – secondo quanto stabilito dal governo nel Comitatone dello scorso 7 novembre – in futuro ospiterà anche le crociere. Hanno installato una quindicina di sonde lungo il margine della cassa di colmata, sul lato sinistro del canale in direzione Marghera, registrando l’arretramento, e hanno usato anche un drone. I risultati, pubblicati un mese fa su una rivista scientifica internazionale, sono stati in linea con quanto poi ricostruito dallo studio analitico di tutte le immagini satellitari degli ultimi 40 anni: l’erosione misurata, a seconda dei punti, è stata tra il metro e 40 centimetri e i 3 metri e 80. Le scie delle grandi navi da crociera, poi, rimescolando i sedimenti, portano anche di nuovo in sospensione quelli contaminati, con effetti negativi per l’ambiente.
«Lo spostamento delle crociere non porterà un gran numero di navi in più, ma sono proprio quelle che, per le dimensioni sopra i 150 metri di lunghezza, creano maggiori impatti e danni - spiega Luca Zaggia (Ismar), coordinatore dello studio - Il problema non è tanto e solo il Canale dei petroli in sé, come si diceva in passato, ma le navi sempre più grandi che lo attraversano». Il gruppo ha inviato il lavoro anche a Regione Veneto e Porto. «Le navi dislocano molta acqua e creano una forte erosione - continua - Servono delle linee guida che tengano conto, oltre ai parametri economici, anche degli impatti ambientali, che non sempre sono separati: un’erosione maggiore porta alla necessità di più dragaggi». Lo studio cita, tra i problemi, l’alta marea e la velocità: quanto più alte sono, tanto maggiori sono i danni. «I limiti di velocità sono poco rispettati - conclude Zaggia - con il vento poi le navi si mettono di traverso e tendono ad accelerare».
Proprio il tema della velocità è stato affrontato in un altro studio commissionato dal Porto quando ancora c’era Paolo Costa alla guida, coordinato da Corila, Ismar e altre istituzioni, che sta per essere pubblicato. Le prove sul campo dimostrano che l’erosione aumenta con l’incremento della velocità, ma non si tratta di una crescita lineare, bensì geometrica. E pare che proprio il limite dei 6 nodi (cioè 11 chilometri all’ora, valido per tutti i canali interni della laguna) sia quello sotto il quale gli impatti si riducono drasticamente. «La velocità è il fattore più rilevante - spiega il direttore del Corila Pierpaolo Campostrini - poi c’è sicuramente l’impatto della marea ed è proprio per questo che i movimenti andrebbero organizzati con quello».