Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
L’età dell’altruismo comincia a quarant’anni
Un volontario ogni cinque abitanti in una terra generosa che punta a coinvolgere di più i giovani. Oggi le feste dei Centri Servizi di Padova e Treviso. Il nodo della nuova legge
Avent’anni dalla fondazione dei Centri Servizio Volontariato provinciali, il Terzo Settore festeggia e si conta. Un veneto su cinque fa volontariato, la maggior parte è adulto o «anziano attivo». Ma non manca una nicchia di giovani.
Una distesa di teste canute e maniche rimboccate. Un‘istantanea del Terzo Settore in Veneto, nei giorni che precedono la giornata mondiale del volontariato il 5 dicembre, potrebbe apparire così. Cala il numero di associazioni - quelle iscritte al registro regionale sono solo 2364 - ma si tratta di una minima parte rispetto alla costellazione imprendibile di microassociazioni che si moltiplicano senza soluzione di continuità. Il Veneto è la seconda regione in Italia dopo la Lombardia che, però, ha il doppio degli abitanti del Veneto, 10 milioni contro 5. La cifra che non ha bisogno di commenti è quel rapporto di un volontario ogni 5 veneti. In totale sono un milione e 200mila. Secondo gli ultimi dati disponibili i picchi d’età sono: fra i 45 e i 49 anni e fra i 60 e i 64.
Questi ultimi tutti anziani attivi o longevi che dir si voglia? In realtà no. Resiste una nicchia importante di giovani che cala per un fattore demografico ma anche per il precariato lavorativo. Poi, però, a spulciare un sottobosco localissimo e spesso innovativo, si scoprono mille storie di giovani che riescono a dare nuova vita a spazi abbandonati in un progetto articolato e lucidissimo di rigenerazione urbana. È il caso di Binario 1, un collage di associazioni trevigiane in una da un’idea della Rete degli studenti medi. Archiviata la stagione delle occupazioni all’origine dei centri sociali, i ragazzi hanno partecipato a un bando del Comune di Treviso per la riqualificazione di spazi urbani dismessi. Così l’ex dopolavoro ferroviario sotto il cavalcavia della stazione è rinato, coloratissimo, in un mix inedito di cultura, concerti, conversazioni per richiedenti asilo e attività per i senza dimora. «In un anno e mezzo abbiamo lavorato per far rinascere l’area della stazione» spiega Marco Zabai, presidente di Binario 1. Raccontiamo di loro ma lo schema trevigiano (con la forte collaborazione del Centro Servizio Volontariato Csv e di quell’unicum che è l’Università del volontariato con Ca’ Foscari) in cui Civico 63 collabora con Binario 1 e l’integrazione con i richiedenti asilo la fa trasformandoli in volontari al pari dei coetanei trevigiani, ad esempio nei festival SoleLuna e CartaCarbone, è comune. Così fa Open Resources, sempre a Treviso con un corso di panificazione e videomaking dedicati sempre ai «nuovi italiani».
A Vicenza, dal Csv alla Caritas,ci sono sì le dame di San Vincenzo ma anche giovani che ad ottobre, per la Notte dei senza dimora, condividono coperte e portici con gli ultimi. A Padova i numeri parlano da soli: «Nel corso del 2017 sono nate 84 nuove realtà che portano il totale patavino a 6014» dice Emanuele Alecci, presidente del Csv. I giovani fanno capolino: Luca Cirese, 29 anni, è arrivato a Padova da Roma per il servizio civile con Legambiente. E sempre a Padova, le Ronde della solidarietà è stata fondata da Federico Cinetto, 23 anni, distribuisce pasti a persone in difficoltà in zona stazione. Casi isolati? Non troppo visto che in Veneto il 17% dei giovani dai 14 anni in su si dedica al volontariato. La media nazionale è 10,7%. A Verona, sempre tramite il Csv, sta nascendo Hub3, un incubatore economico-creativo. Certo, più del 50% delle attività del terzo settore resta legato alla salute, alla disabilità e agli anziani ma c’è spazio, ad esempio, per le attività sportive con i detenuti di Vicenza. Non si contano, infine i progetti sulla rigenerazione urbana, appunto, dal Bosco di Mestre a Borgo Verona, dal padovano Piazza Gasparotto Lab+ all’ex centrale del latte di Vicenza.
I festeggiamenti per i 20 anni dei 7 Csv veneti alle prese con le celebrazioni proprio in questi giorni sarebbero perfetti non fosse per quella nuova legge sul Terzo Settore che la Regione Veneto ha impugnato: entrerà in vigore il primo gennaio 2018 e i 30 decreti attuativi si attendono in queste ore. «È una legge lesiva rispetto alle autonomie locali, accentratrice e potenzialmente in grado di snaturare il modello veneto taglia con l’accetta Manuela Lanzarin, assessore regionale al sociale - rischiamo di veder ridotti a 5 i Csv senza contare che siamo stati accorpati al Friuli Venezia Giulia» e senza contare, aggiungiamo, che la nuova legge prevede una gestione centralista anche dei fondi. Il Veneto perderebbe così i 15 milioni l’anno provenienti dalle fondazioni bancarie.
Preoccupata, naturalmente, Silvana Bortolami, presidente del Comitato di Gestione del Fondo Speciale per il Volontariato alle prese con i preparativi dell’appuntamento regionale in calendario per sabato 16 dicembre in Marittima a Venezia: «C’è molto fermento, i cambiamenti non sono per forza negativi ma il Veneto è diverso, il volontariato ce l’abbiamo nel dna e si stima che il valore sociale in regione sia di 28 milioni di euro. Questa è una riforma in chiaroscuro».