Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Cristianesimo e Buddismo, le (strane) parole di Papa Francesco
Leggo dell’ultima affermazione di Papa Francesco, questa volta a proposito del Buddismo, cioè di quel sistema filosofico che si è sviluppato in Oriente e che negli ultimi decenni ha illuso molte anime in Occidente. Vogliamo e dobbiamo essere tolleranti. Ci mancherebbe. Ma la lettura di molti commenti ai gesti e alle parole del Papa, merita una riflessione. Già l’aver accostato Francesco, il Santo di Assisi, all’ateismo buddista, risulterebbe poco credibile per il povero figliolo di Bernardone se non fossimo oramai assuefatti a una lettura dell’Assisiate parziale e poco rispettosa del vero. Di volta in volta gli fanno fare la parte di un amante della natura, di un trascendentalista che intrattiene i lupi, di un rivoluzionario alla stregua di un Camillo Torres qualsiasi. Vale forse la pena di ricordare - non lo fa più nessuno - che Francesco era innamorato di Gesù e della Chiesa cattolica. Che andò dal Sultano per annunciare il Vangelo. E che inventò il presepe, che quelli che Camillo Langone definisce «ipovedenti» vorrebbero cancellare da ogni luogo pubblico. Gli esegeti del Bergoglio che dialoga con i Buddisti accostando Buddha e Francesco, aggiungono oggi alla loro narrazione Dante, descritto come portavoce di un buddismo antelitteram che, anche a chi abbia solo sfogliato la Commedia, dovrebbe portare a un sorriso incredulo per il fatto di confondere il Gange non come il luogo dove si guarda l’esito dell’equinozio di primavera ma come l’origine del Buddismo. Immagino i letterati del Bo in rivolta e chini a difendere il grande poeta della Cristianità. Forse anche qualche buon liceale del Tito Livio potrebbe commentare con maggiore precisione l’Undicesimo del Paradiso, che non ha «versi misteriosi», ma resi comprensibili dal testo e da 700 anni di analisi e studi seri. Ma quello che colpisce è l’uniformità dei commenti.
Un grande teologo vivente, Joseph Ratzinger, nel 1997 alla rivista francese L’Express, dichiarò che «il Buddismo è una forma di autoerotismo spirituale e la sfida che attende la Chiesa non sarà il marxismo, ma il buddismo. Se il buddismo seduce è perché sembra una possibilità di toccare l’infinito, la felicità, senza avere obbligazioni religiose concrete». San Giovanni Paolo II definì il buddismo «negativo e indifferente verso il mondo». Non mi sembra poi superato il Documento di carattere dottrinale del 1989 in cui Buddismo e Cristianesimo sono presentati come sostanzialmente incompatibili. Sul tema richiamo infine il volume del vicentino Roberto Del Bosco, «Contro il Buddismo». Perché Papa Bergoglio anche in questa occasione abbia voluto contraddire il pensiero dei suoi predecessori e dei documenti della Chiesa è un mistero. Forse vuole convincerci che la Chiesa sopravviverà anche alle opinioni di alcuni suoi Pastori.