Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Svenuto nell’acqua gelida e annegato
Venezia, il diciottenne caduto in acqua non sarebbe stato colpito dalla sua barca
Probabilmente non c’è stato nessun urto, e nessuna botta in testa. Fabio Gasparini, il diciottenne morto in barca l’altro pomeriggio durante il lavoro per la Dhl, probabilmente ha preso un’onda anomala nel tratto tra le isole di Sacca Sessola e San Clemente, venendo sbalzato in acqua dall’imbarcazione. A quel punto l’ipotesi più probabile è che, un po’ per la botta con l’acqua dovuta alla velocità e per temperatura gelida,abbia perso i sensi e sia annegato.
Probabilmente non c’è stato nessun urto, e nessuna botta in testa. In attesa che il pm Stefano Buccini domani mattina decida se affidare al medico legale Antonello Cirnelli l’autopsia sul corpo di Fabio Gasparini, il 18enne morto annegato venerdì pomeriggio mentre andava in barchino per lavoro, il professionista ha già concluso l’esame esterno del cadavere, arrivando a due prime conclusioni importanti per chiarire la dinamica dell’incidente: la prima è che Fabio aveva dei chiari segni di annegamento negli occhi e nel naso, escludendo così che possa aver avuto un malore precedente mortale; la seconda è che non sono visibili sul corpo ferite o lesioni che possano far ipotizzare uno scontro con qualcosa, come peraltro confermerebbe l’assenza di segni anche sulla barca.
La ricostruzione più probabile,
L’amica Ho sperato non fossi tu. Aiutavi gli altri, eri un ragazzo d’oro
dunque, è che Gasparini, che lavorava da una settimana per la ditta «Laguna Trasporti e Manutenzioni» e stava tornando da alcune consegne per conto della Dhl, abbia preso un’onda anomala nel tratto tra le isole di Sacca Sessola e San Clemente, venendo sbalzato in acqua dall’imbarcazione. A quel punto l’ipotesi più probabile è che, un po’ per la botta con l’acqua dovuta alla velocità, poi per la temperatura gelida, Fabio abbia perso i sensi e sia annegato. L’autopsia dovrebbe anche verificare, cosa improbabile visto che era al lavoro, se il giovane avesse bevuto alcol. La procura nei prossimi giorni passerà poi al vaglio anche eventuali carenze di sicurezza sul lavoro.
Nel frattempo a Castello, tra via Garibaldi e Sant’Elena, dove Fabio Gasparini viveva con i suoi genitori, la notizia della morte del 18enne passa di calle in calle, tra la commozione generale. I residenti storici della parrocchia di San Giuseppe si confermano a vicenda l’identità di quel ragazzo dai capelli rossi che tutti erano abituati a veder svettare in mezzo ai canali, al comando di un fuoribordo. «Anni fa era uno degli scout della parrocchia – racconta don Narciso Belfiore – ma ha smesso poco dopo aver concluso l’esperienza con i lupetti. Sabato mattina ho cercato i genitori per esprimergli la mia vicinanza, ma sono stati costretti fuori casa. Tutta la nostra comunità è al loro fianco». «Non riesco ancora a crederci» è la frase che si sente ripetere più spesso, soprattutto tra gli amici di Fabio. Ed è proprio così che comincia la lettera che gli ha dedicato una tra le sue più care amiche, Giada.
«Ho sperato che non fossi tu ma quando non mi hai risposto ho capito – scrive - Rimarrai un ragazzo d’oro per tutti, sempre pronto ad aiutare gli altri. Cosa sia successo quel maledetto giorno non si sa, ma spero tu non abbia sofferto». I suoi amici descrivono queste giornate come un incubo, ricordando i momenti più divertenti trascorsi insieme a Fabio, mentre aspettano di poterlo salutare l’ultima volta. «Un ragazzo di Venezia, un figlio della nostra città – ha scritto su Twitter il sindaco Luigi Brugnaro - Da padre, prima ancora che da sindaco, voglio esprimere la mia personale vicinanza, unita a quella dell’amministrazione, alla sua famiglia».
Incredulo anche il personale dell’istituto nautico Cini, dove Fabio si era diplomato: cuochi e ausiliari, ieri, si chiedevano l’uno con l’altro come si sia potuta consumare una simile tragedia. La stessa domanda si pone anche la Filt Cgil che, attraverso Marcello Salbitani, ha raccomandato la massima vigilanza sulle condizioni di sicurezza per i trasportatori lagunari.
Brugnaro Da padre e da sindaco esprimo la mia vicinanza alla famiglia