Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
La settimana cruciale dei due «tribunali» Bpvi, inchiesta a Vicenza
Martedì udienza preliminare con migliaia di parti civili; venerdì audizione in parlamento E la Cassazione evita (per ora) lo spezzatino
La settimana clou delle indagini sul crac finanziario che ha travolto Popolare di Vicenza e Veneto Banca - e con loro il destino di migliaia di risparmiatori - si è aperta ieri con la Cassazione che ha scongiurato, almeno per ora, il rischio che quella su Bpvi si trasformi in una inchiesta-spezzatino spalmata in diversi tribunale italiani, e si chiuderà venerdì con la Commissione parlamentare d’inchiesta che, a Roma, ascolterà Vincenzo Consoli e Gianni Zonin. Il tutto, mentre a cinquecento chilometri di distanza nel palazzo di giustizia di Vicenza - si svolgeranno le prime tre fasi dell’udienza preliminare per il rinvio a giudizio dei sette manager e della stessa Bpvi indagati per aggiotaggio e ostacolo all’attività degli organi di vigilanza.
La cassazione
Quella della Suprema Corte era la decisione più attesa, vissuta con trepidazione dalla procura che indaga sulle (presunte) irregolarità commesse dai vertici dell’istituto di credito. A sollevare il polverone, a maggio, era stata la decisione del gip di Vicenza che, accogliendo parzialmente la richiesta di sequestrare 106 milioni all’ex dg Samuele Sorato, al suo vice Emanuele Giustini e alla banca stessa, aveva però dichiarato la competenza di Milano. Il motivo? Quella tranche dell’inchiesta verteva sulle informazioni che venivano trasmesse alla Commissione nazionale per le Società e la Borsa (che ha sede nel capoluogo lombardo). Informazioni false, secondo i pm, come quella che la banca non «raccomandava» ai clienti l’acquisto di titoli, o come il fatto che l’istituto «si sarebbe astenuto dalla erogazione di finanziamenti finalizzati alla sottoscrizione di azioni».
Alla decisione del gip erano seguite polemiche, culminate con la dura presa di posizione del procuratore Antonino Cappelleri che addossava all’ufficio del giudice la responsabilità di avere, di fatto, impedito i sequestri. Veleni ai quali si era sommata la risposta di Milano, che a sua volta si era dichiarata incompetente.
La questione era quindi finita in Cassazione che si è espressa giovedì sera, anche se il verdetto ha raggiunto la procura berica soltanto ieri mattina: tocca a Vicenza indagare sulle relazioni tra Popolare e Consob.
«Siamo soddisfatti - spiega Cappelleri - in questo modo l’indagine riprende coerenza e ordine. Se la Suprema Corte avesse deciso diversamente, gli effetti sarebbero stati difficilmente prevedibili, vista la delicatezza dell’intera indagine. Inoltre, credo che Milano avrebbe vissuto in maniera poco pregnante questo piccolo stralcio che le sarebbe rimasto da gestire».
L’udienza preliminare
Per i pm è un successo che va ben oltre la consapevolezza di aver agito correttamente. In attesa di conoscerne le motivazioni, la decisione della Cassazione dà forza alla procura anche in vista di alcune delle eccezioni che solleveranno i difensori degli otto indagati nel corso della maxi-udienza preliminare che si aprirà martedì per proseguire giovedì e venerdì. Tre mattinate che serviranno soprattutto per stilare un elenco provvisorio delle parti civili, cioè quei risparmiatori che si sentono vittime dei presunti illeciti compiuti in passato dai vertici dell’istituto. A presentarsi potrebbero essere in migliaia, con i rispettivi avvocati, e per questo non è escluso l’utilizzo di altri spazi del tribunale, addirittura del teatro cittadino. Conclusa questa prima fase, il giudice Roberto Venditti fisserà le altre udienze che, nei primi mesi del 2018, si concluderanno con la decisione se processare o meno gli ex manager.
In parlamento
La settimana si chiuderà in un altro «tribunale», quello della commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario. Venerdì saranno ascoltati Gianni Zonin (ex presidente Bpvi), Vincenzo Consoli (ex Ad di Veneto Banca) e Pietro d’Aguì, ex manager di Banca Intermobiliare (Bim), boutique finanziaria controllata da Veneto Banca. La discussione sarà trasmessa in diretta tv e per la prima volta tutti potranno ascoltare la posizione dei due padri-padroni delle Popolari. Con un avvertimento: il presidente della Commissione, Pierferdinando Casini, si è sempre dichiarato contrario all’opportunità di offrire agli indagati «un palcoscenico dove non sono obbligati a dire la verità ma possono lanciare accuse senza contraddittorio».
Il procuratore Cappelleri Siamo soddisfatti, in questo modo l’indagine riprende coerenza e ordine