Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Indennità per l’esclusività: risarcito con 25mila euro
Un risarcimento di 25 mila euro: è quanto ha disposto il tribunale di Verona per un medico d’ospedale: sono i soldi dell’indennità di esclusività, negati per quattro anni a circa un migliaio di camici bianchi. E ora potrebbero arrivare cause a catena.
Un medico di un ospedale della provincia di Verona si vedrà addebitare, se tutto va bene, 25 mila euro sul conto corrente. È la somma dell’indennità di esclusività: circa cinquecento euro al mese, per tredici mensilità, moltiplicate per quattro anni, quelli che vanno dal 2011 al 2015. A questa cifra, si aggiungeranno il rimborso delle spese legali e gli interessi. Potrebbe essere solo il primo caso di una lunga lista. In Veneto, ad avere diritto a quel riconoscimento, se la causa supererà tutti i gradi di giudizio tanto da fare giurisprudenza, potrebbero essere circa un migliaio di camici bianchi. Con una spesa, per la Regione, che potrebbe avvicinarsi ai 25 milioni di euro.
Quella del tribunale del lavoro di Verona, datata 30 novembre, rischia di essere una di quelle che vengono definite «sentenze pilota». Quella della sospensione dell’indennità di esclusività, infatti, è una questione che riguarda parecchi professionisti. In particolare i medici sotto i quarant’anni, con l’eccezione di quelli di medicina generale. Sono tutti dirigenti medici (questa è la qualifica che riguarda ogni laureato in medicina con una posizione in ospedale o all’Usl) che sono stati assunti direttamente dal Servizio sanitario regionale e sono in questo modo «a libro paga» della Regione. Cos’è accaduto? Tutto ha inizio nel 2011, a seguito del blocco salariale previsto dalle misure per il contenimento della spesa pubblica, varate dal governo Monti. Ebbene, in Veneto, questi provvedimenti si sono tradotti anche nello stop dell’indennità di esclusività, quella che «compensa» i medici che non si prendono in carico altri pazienti in libera professione, dedicandosi solamente all’attività di reparto. Un’applicazione arbitraria, secondo alcuni.
Nel 2015, con il venire meno delle normative varate da Monti, l’erogazione delle indennità è ripresa. Ma resta il buco di quegli anni. In molti hanno preso in considerazione di adire alle vie legali. Un medico in forza all’attuale Usl 9, alla fine l’ha fatto. E il giudice gli ha dato ragione. A difenderlo gli avvocati Cristiana Vecchini e e Valeriano Gandolfi dello studio legale BVG. «Stiamo parlando di persone - fanno sapere i due legali - che si sono trovati da un giorno all’altro senza una porzione significativa del proprio stipendio».
Secondo la tesi dei difensori, l’indennità di esclusività non poteva far parte del blocco degli stipendi, in quanto, più che parte del salario, è un riconoscimento del ruolo svolto. Nonostante i numeri dei professionisti coinvolti, in pochi hanno pensato finora di fare causa, ma c’è un procedimento aperto anche a Vicenza.
I sindacati conoscono bene la vicenda, ma non sono stati finora parte attiva. «Quello che possiamo fare - spiega Adriano Benazzato, segretario regionale dell’Anaao, principale sigla dei medici ospedalieri - è spiegare la situazione ai nostri iscritti. Si tratta di una vicenda molto complessa e di difficile comprensione. In questa situazione si trovano soprattutto i medici under quaranta, quelli assunti, per l’appunto nel 2011: in questa fascia d’età, però il loro numero potrebbe essere molto rilevante: si tratta di qualche centinaio, forse un migliaio in tutta la regione. In questo caso non possiamo essere promotori delle cause, dev’essere un’iniziativa dei nostri assistiti».