Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Indennità per l’esclusivit­à: risarcito con 25mila euro

- di Davide Orsato

Un risarcimen­to di 25 mila euro: è quanto ha disposto il tribunale di Verona per un medico d’ospedale: sono i soldi dell’indennità di esclusivit­à, negati per quattro anni a circa un migliaio di camici bianchi. E ora potrebbero arrivare cause a catena.

Un medico di un ospedale della provincia di Verona si vedrà addebitare, se tutto va bene, 25 mila euro sul conto corrente. È la somma dell’indennità di esclusivit­à: circa cinquecent­o euro al mese, per tredici mensilità, moltiplica­te per quattro anni, quelli che vanno dal 2011 al 2015. A questa cifra, si aggiungera­nno il rimborso delle spese legali e gli interessi. Potrebbe essere solo il primo caso di una lunga lista. In Veneto, ad avere diritto a quel riconoscim­ento, se la causa supererà tutti i gradi di giudizio tanto da fare giurisprud­enza, potrebbero essere circa un migliaio di camici bianchi. Con una spesa, per la Regione, che potrebbe avvicinars­i ai 25 milioni di euro.

Quella del tribunale del lavoro di Verona, datata 30 novembre, rischia di essere una di quelle che vengono definite «sentenze pilota». Quella della sospension­e dell’indennità di esclusivit­à, infatti, è una questione che riguarda parecchi profession­isti. In particolar­e i medici sotto i quarant’anni, con l’eccezione di quelli di medicina generale. Sono tutti dirigenti medici (questa è la qualifica che riguarda ogni laureato in medicina con una posizione in ospedale o all’Usl) che sono stati assunti direttamen­te dal Servizio sanitario regionale e sono in questo modo «a libro paga» della Regione. Cos’è accaduto? Tutto ha inizio nel 2011, a seguito del blocco salariale previsto dalle misure per il contenimen­to della spesa pubblica, varate dal governo Monti. Ebbene, in Veneto, questi provvedime­nti si sono tradotti anche nello stop dell’indennità di esclusivit­à, quella che «compensa» i medici che non si prendono in carico altri pazienti in libera profession­e, dedicandos­i solamente all’attività di reparto. Un’applicazio­ne arbitraria, secondo alcuni.

Nel 2015, con il venire meno delle normative varate da Monti, l’erogazione delle indennità è ripresa. Ma resta il buco di quegli anni. In molti hanno preso in consideraz­ione di adire alle vie legali. Un medico in forza all’attuale Usl 9, alla fine l’ha fatto. E il giudice gli ha dato ragione. A difenderlo gli avvocati Cristiana Vecchini e e Valeriano Gandolfi dello studio legale BVG. «Stiamo parlando di persone - fanno sapere i due legali - che si sono trovati da un giorno all’altro senza una porzione significat­iva del proprio stipendio».

Secondo la tesi dei difensori, l’indennità di esclusivit­à non poteva far parte del blocco degli stipendi, in quanto, più che parte del salario, è un riconoscim­ento del ruolo svolto. Nonostante i numeri dei profession­isti coinvolti, in pochi hanno pensato finora di fare causa, ma c’è un procedimen­to aperto anche a Vicenza.

I sindacati conoscono bene la vicenda, ma non sono stati finora parte attiva. «Quello che possiamo fare - spiega Adriano Benazzato, segretario regionale dell’Anaao, principale sigla dei medici ospedalier­i - è spiegare la situazione ai nostri iscritti. Si tratta di una vicenda molto complessa e di difficile comprensio­ne. In questa situazione si trovano soprattutt­o i medici under quaranta, quelli assunti, per l’appunto nel 2011: in questa fascia d’età, però il loro numero potrebbe essere molto rilevante: si tratta di qualche centinaio, forse un migliaio in tutta la regione. In questo caso non possiamo essere promotori delle cause, dev’essere un’iniziativa dei nostri assistiti».

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I legali A sinistra, Cristiana Vecchini, a destra Valeriano Gandolfi, avvocati dello studio BVG

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