Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Corsi sexy alle magistrate, venerdì si decide il futuro del pm rodigino
Cas0 delicato, bocce cucite. Sono coinvolti due magistrati, e basterebbe questo. Parliamo dello scandalo sessuale (ancora solo presunto, per carità) che riguarda il consigliere di Stato Francesco Bellomo e il pm padovano, in forza alla procura di Rovigo, Davide Nalin. Come si sa, Bellomo avrebbe obbligato le allieve della sua scuola privata di formazione per magistrati «Diritto e Scienza» a presentarsi ai corsi in minigonna, tacchi a spillo e trucco marcato, pretendendo per contratto che non fossero sposate. Nalin, 36 anni, un tempo allievo della stessa scuola, era invece il suo stretto collaboratore. L’Ansa ieri pomeriggio ha battuto la notizia che sul caso indagherebbe anche la procura di Bari, oltre quella di Piacenza, che, per prima, aveva raccolto la denuncia del padre di una di queste aspiranti magistrate, uscita, a suo dire, «distrutta» dall’esperienza («È stata sotto ricatto per troppo tempo attraverso il contratto che come borsista doveva firmare per mantenere la borsa di studio», come ha spiegato ieri alle agenzie). Bari, al momento, ha aperto un «modello 45», cioè un’inchiesta senza ipotesi di reato, nè indagati. Di Piacenza, invece, non si sa molto di più. I due magistrati però si sarebbero intanto affidati per la difesa al professor Vittorio Manes, ordinario di Diritto Penale all’Università di Bologna. Difficile capire quali possano essere gli eventuali profili penali della vicenda. E quali, in particolare, quelli a carico del sostituto procuratore di Rovigo, che parrebbe coinvolto in modo senz’altro minore rispetto al collega. Di certo c’è però, che sul caso, è già intervenuto l'organo di autogoverno della magistratura. Da questo punto di vista le sorti di Nalin si decideranno venerdì prossimo, quando è attesa a Roma l’udienza cautelare presso la sezione disciplinare del Csm. Il procuratore generale della Cassazione ha chiesto per lui la sospensione cautelare dalla funzione e dallo stipendio. Molto più pesante appare appunto la situazione di Bellomo, per il quale il Consiglio di Presidenza, Organo di autogoverno della giustizia amministrativa, ha già deliberato la sanzione massima tra quelle previste, cioè la destituzione dal servizio (irrogata pochissime volte nella storia della Giustizia amministrativa). Sulla vicenda è intervenuta anche l’Associazione nazionale magistrati amministrativi (Anma): «Si intervenga con la massima sollecitudine — ha affermato ieri il presidente Fabio Mattei —, ma allo stesso tempo evitiamo, che un episodio diventi l’occasione per un’altra caccia alle streghe contro la giustizia amministrativa».