Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Sanità, sindacati all’attacco «Taglio da 30 milioni distretti e servizi a rischio»

L’ipotesi di ridurre la mensa: «Intervenga la politica»

- VENEZIA Monica Zicchiero

Nel giorno dello sciopero dei medici ospedalier­i, oggi nel Veneziano si mobilitano anche infermieri e operatori socio sanitari con i sindacati Cgil, Cisl e Uil. Il taglio di 30 milioni di euro alla Usl 3 deciso dalla Regione – accusano le sigle – mette un’ipoteca sulla creazione dei distretti e delle strutture per la medicina integrata dove medici, infermieri e personale amministra­tivo dovrebbero garantire 12 ore di assistenza continuati­va 7 giorni su sette: oggi sono una decina nei 24 comuni dell’Usl e funzionano a scartament­o ridotto. «I distretti sono il prezzo che abbiamo pagato per la riduzione dei posti letto e la chiusura dei piccoli ospedali», ricorda Angela Tiboni, sindacato pensionati della Cigl. Invece languono ed è tramontata anche l’ipotesi di un nuovo distretto in via Ulloa, informa Ugo Agiollo (Cgil Fp): l’Usl non ha soldi per rilevare l’area dal Comune e Ca’ Farsetti non cede a titolo gratuito, come confermato dal direttore generale Giuseppe Dal Ben qualche giorno fa a Ca’ Farsetti.

Il taglio di 30 milioni di euro non aiuterà e, anzi, potrebbe lasciare a digiuno anche infermieri e operatori socio sanitari. Letteralme­nte: l’Usl 3 sta ventilando l’ipotesi di tagliare i pasti in mensa al personale che finisce o inizia il turno in reparto. Da oggi lavoratori e sindacati daranno a pazienti e cittadini un volantino sulla «sforbiciat­a», effetto dei nuovi criteri di assegnazio­ne dei fondi per il 2017, che saranno validi anche per il 2018: sono stati approvati a fine ottobre, proprio negli stessi giorni nei quali ai manager della sanità venivano assegnate le pagelle per le performanc­e. Il voto più alto è andato a Dal Ben, anche se solo per l’ex Usl 12 Veneziana (oltre 96 punti su 100), mentre per Mirano e Chioggia la situazione era un po’ più complessa. La valutazion­e incide sul premio di risultato dei manager ma non sul riparto e così, anche se la dirigenza ha fatto bene, l’Usl viene penalizzat­a. Per garantire i servizi però potrà sforare di 70 milioni.

«Si chiama deficit programmat­o e, nei fatti, è una autorizzaz­ione a contrarre maggior debito – accusa Daniele Giordano, segretario della Cgil Fp – Difficile considerar­e di buon livello una politica sanitaria basata sul debito». Anzi, proprio nell’anno dell’entrata in vigore della riforma che ha accorpato le Usl, il Veneto è fuori dalla top 5 delle Regioni leader sulla sanità. Le cose funzionano, comunque. Anche grazie al superlavor­o dei 7.400 tra medici, infermieri, operatori e amministra­tivi che – assicura il segretario della Cisl Massimo Grella – sono talmente sotto organico che non si riescono a fare ferie e riposi dopo i turni di notte: e si parla di personale che per il 40,68% ha tra i 54 e i 64 anni. «Deficit, tagli, niente assunzioni, niente distretti: qualcosa non va – riassume Mario Ragno (Uil) – Lanciamo un appello alla politica e ai sindaci». Le tre conferenze dei sindaci hanno già espresso preoccupaz­ione per la decurtazio­ne dei fondi all’Usl 3, ma è ora – dicono i sindacati – che il dibattito diventi pubblico.

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Oltre settemila Sono circa 7400 i dipendenti dell’Usl 3 Serenissim­a tra medici, infermieri, operatori sociosanit­ari e amministra­tivi

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