Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Ex popolari, niente tasse sui rimborsi
La politica porta a 100 milioni il budget, l’Ufficio Entrate scioglie i nodi
Ex popolari, l’Agenzia delle entrate conferma che i rimborsi ai soci pagati dalle due banche in primavera non saranno tassati. Non solo. il fondo di risarcimento promesso dalla politica raddoppia a cento milioni di euro.
Ex popolari, il fondo risarcimento promesso dalla politica raddoppia a 100 milioni. E intanto l’Agenzia delle entrate conferma che i rimborsi ai soci pagati dalle due banche in primavera non saranno tassati. Sono le due novità di rilievo venute ieri sul fronte del crac delle ex popolari e dei risarcimenti chiesti a gran voce dagli oltre 200 mila soci di Bpvi e Veneto Banca.
La prima riguarda i passi migliorativi alla Camera, rispetto a quanto approvato al Senato, del fondo risarcimento vittime di reati finanziari, previsto all’interno della Legge di bilancio per i soci delle due venete e delle quattro banche risolte a fine 2015. La commissione Finanze ha approvato un emendamento dei deputati Pd Sara Moretto e Federico Ginato che ne porta la dotazione da 50 milioni in due anni a cento in quattro, dal 2018 al 2021. Il diritto al risarcimento, basato sul riconoscimento di un danno ingiusto da una vendita scorretta dei titoli, potrà esser richiesto con una sentenza anche non passata in giudicato o con una pronuncia arbitrale Anac, indicata come la struttura che dovrà occuparsene. Il decreto attuativo del ministero dell’Economia, poi, dovrà esser emanato in 90 e non in 180 giorni. «Le risposte stanno arrivando», dice Ginato.
Ora, mentre qui si dovranno tener d’occhio gli sviluppi, l’altra novità produce effetti immediati. La novità è la risoluzione 153/e di lunedì, firmata direttamente dal direttore centrale dell’Agenzia delle entrate, sulla tassabilità dei 440 milioni di rimborsi pagati a metà aprile da Bpvi e Veneto Banca a 120 mila soci dopo l’offerta di transazione che aveva riconosciuto il 15%. Le banche avevano sostenuto che non si sarebbero pagate tasse: era un rimborso parziale di un danno patito. Così si era fatto con i risarcimenti degli obbligazionisti di Etruria.
Ma a seminare il panico era stata la risposta della Direzione regionale del Veneto dell’Agenzia delle entrate, a un interpello giunto dalla provincia di Vicenza. Che aveva indicato come i soldi fossero soggetti all’Irpef in quanto il punto centrale non era il ristoro di un danno ma i soldi ricevuti a fronte di una transazione in cui il socio s’impegnava a non far causa. Linea oltretutto che instillava il dubbio che le due banche avessero sostenuto una tesi sbagliata sul fronte fiscale per spingere i risparmiatori ad accettare, facendo balenare valori di rimborso maggiori di quelli reali. Oltre a porsi allora altre domande. Ovvero come fosse possibile che l’Agenzia delle Entrate non avesse sconfessato le banche, se la loro tesi fosse stata errata, nel momento in cui l’operazione era stata annunciata, portata avanti per tre mesi e pagata con un maxi-bonifico da 440 milioni ad aprile.
Sette mesi dopo l’Agenzia corregge ora il tiro, sulla base della domanda posta dalla Popolare di Vicenza in liquidazione, che chiede se deve comportarsi da sostituto d’imposta, trattenendo le tasse. La tesi sostenuta è che le tasse non vanno pagate, perché il rimborso non crea reddito imponibile ma ristora parzialmente un danno.
Nel suo parere l’Agenzia richiama il parere del 12 gennaio 2017 che aveva concluso per la non tassabilità dei risarcimenti previsti per gli obbligazionisti di Etruria. A cui sono ora equiparati i risarcimenti di Bpvi e Veneto Banca. «Gli indennizzi ai soci dalla banca non assumono rilevanza reddituale - scrive l’Agenzia -, in quanto finalizzati a reintegrare forfetariamente la perdita economica patrimoniale (danno ‘emergente’) subita». Insomma niente tasse. Con l’Agenzia che invita «Le direzioni regionali a vigilare affinché i principi enunciati e le istruzioni fornite vengano osservati da direzioni provinciali e uffici dipendenti». «Una decisione cha assecondato gli auspici di tutti - commenta il tributarista Michele Tiengo -. E che, una volta avendo tutti gli elementi per compiere una valutazione, ha guardato alla sostanza».