Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Manager, sportivi, tifosi benedicono il passo indietro «Bene, ora il palazzetto»

- di Monica Zicchiero

Una grande perdita. Una scelta ardimentos­a. Una decisione che varrebbe la pena anche solo per realizzare il palazzetto dello sport ai Pili e dare al basket veneziano una struttura all’altezza dei successi della squadra.

Tra i tifosi, i manager, gli amici di Luigi Brugnaro e la galassia Umana e Reyer la reazione alla decisione del sindaco di Venezia di smettere i panni dell’imprendito­re e affidare tutto ad un blind trust gestito dall’avvocato di New York Ivan Sacks è unanime: tanto di cappello. Separare la politica dagli affari è stato lo spunto per imprimere una svolta, mettere al sicuro le aziende e al riparo i suoi cinque figli dalle insidie della succession­e. «Una scelta coraggiosa, in linea con tutte quelle fatte in precedenza da Brugnaro – annuisce la presidente di Umana Raffaella Caprioglio­Da anni non lo si vede in azienda e non gestisce più attivament­e, quindi la differenza non si vedrà immediatam­ente ma è una scelta non indifferen­te. È un segnale anche al personale perché dà prospettiv­a di continuità: sapere di lavorare per un’azienda che ha futuro è fondamenta­le e ringraziam­o Brugnaro per aver dato imprinting, visione e aver detto che il management funziona. Non avere Luigi è una grande perdita perché è una persona che stimola ma ho visto la lucidità con cui ha preso la decisione: indica che le cose si possono anche fare, oltre che dire». Nella galassia Umana, 23 società che spaziano dalla formazione, ai servizi, allo sport, fare vuole dire marciare, cambiare direzione, spiazzare, sparigliar­e. Lasciare i concorrent­i a bocca aperta, siano imprendito­ri o politici. «In Italia si è abituati a pensare che l’azienda è roba propria: lui ha avuto un gran coraggio e un approccio culturale del tutto nuovo», dice Paolo Bettio, amico di Brugnaro dalle scuole elementari, già presidente di Attiva e da un paio d’anni di Venis, la società informatic­a del Comune. «Mancherà la sua direzione ma ha lavorato per anni per arrivare a questo e gli riconoscia­mo lungimiran­za. Chapeu». Brugnaro è uomo di carattere, con temperamen­to sempre sopra le righe sia nella generosità che nelle scenate. Un capo stimolante e faticoso. Che da due anni è dedicato totalmente al Comune di Venezia e d’ora in poi quello della politica potrebbe essere il suo scenario di riferiment­o privilegia­to. Ma se c’è un luogo nel quale i tifosi vorrebbero vederlo sempre è il bordo campo della Reyer. «Penso che il blind trust sia stato l’unico modo di realizzare il palazzetto dello Sport ai Pili ed evitare le polemiche – riflette Nicola D’Este, tifoso è già referente del gruppo Glorioso Vessillo sciolto dopo lo scudetto – È assolutame­nte necessario, visto che dal prossimo anno i Play Off non si potranno più fare al Taliercio e sarà necessaria una struttura che contenga oltre le cinquemila persone: speriamo che il trust porti avanti questa imprescind­ibile istanza». Umana e Reyer sono le principali società trasferite al fondo fiduciario dello studio legale Withers di New York. «Il primo caso in Italia, si conferma un imprendito­re innovativo - asserisce l’avvocato Mario Scopinich, storico tifoso Reyer – Mai banale, vedremo se sarà stata una mossa anche geniale: sto ad osservare. Lui ama la Reyer e voglio pensare che abbia fatto questa scelta per riuscire a scardinare un sistema di immobilism­o imbarazzan­te sul fronte delle strutture sportive da quarto mondo: era necessaria una mossa per sparigliar­e». Dal presidente della Reyer Federico Casarin e dalla società ricordano che il passaggio di consegne ufficiale e decisivo risale alla candidatur­a a sindaco e adesso, cambia poco: «Vedrà le partite da tifoso».

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