Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Benetton, tre anni per rivedere l’utile I sindacati: «Ora il piano industriale»
Vertice con Cgil, Cisl e Uil: «Niente esuberi». Ieri cda sui nuovi programmi
Per tornare a guadagnare ci vorranno tre anni. Nel frattempo nessun dipendente perderà il posto, pur in un’ottica di ricambio generazionale. E la rete dei negozi replicherà il più possibile il format degli store milanesi, dove gli scontrini sono in straordinaria ascesa. Per sommi capi è quanto hanno detto ieri le segreterie provinciali dei tessili di Cgil, Cisl e Uil ai dipendenti di Benetton, in sei assemblee convocate fra Castrette e Ponzano, riferendo i contenuti appresi la sera prima dai responsabili delle risorse umane e relazioni sindacali.
Argomenti in attesa di essere confermati da un piano industriale ancora non formalizzato e che pare sia stato al centro di un cda, sempre ieri, a Ponzano, e che ci si attende sia illustrato ai sindacati dopo le Feste. Quella di ieri è stata anche la prima riunione del cda dopo l’intervista alla Repubblica del 30 novembre, in cui Luciano Benetton annunciava il suo rientro al timone a Ponzano, senza risparmiare dure valutazioni verso i manager giunti dopo il ritiro dalla prima linea della famiglia. La data attesa dai sindacati è il 12 gennaio, già stabilita per la discussione del rinnovo dell’integrativo. In quella sede le linee guida della nuova èra del gruppo del casual dovrebbero apparire più nitide.
In attesa, magari, di chiarire meglio pure l’organigramma della macchina decisionale. Ad oggi si può intuire che a guidare il sistema sia un direttorio a tre composto da Luciano Benetton, dalla sorella Giuliana e da Oliviero Toscani. Il primo impegnato nella ricostruzione della rete di relazioni dispersa nella compulsiva sostituzione di manager, la seconda a occuparsi del prodotto e il terzo delle strategie di comunicazione. Va tenuto poi presente che Benetton Group, dopo l’addio, la scorsa primavera, di Marco Airoldi oggi non ha un amministratore delegato, che il Cda rimane inalterato con la presidenza di Francesco Gori e con Tommaso Brusò quale capo delle operazioni. E che dunque sia immaginabile come a tale organo spetti nella so- stanza il compito di ricondurre entro schemi tecnici e formali il pensiero del nuovo vertice a tre.
I sindacati, dal canto loro, registrano le rassicurazioni sul piano occupazionale. Ma rimandano il giudizio al «vedo» del piano industriale. «Quello che ho detto ai lavoratori oggi – sottolinea Nicola Brancher, segretario Femca Cisl Treviso Belluno – è che quanto ci è stato riferito ha una base senz’altro positiva, ma che le buone intenzioni occorre poi renderle concrete. Le premesse ci sono, il tempo ci dirà se le scelte saranno indovinate». Allineata, in questo, la posizione di Rosario Martines, segretario Uiltec Uil Treviso Belluno: «Abbiamo l’impressione che le idee siano chiare ma fino ad un’analisi seria dei progetti e l’attuazione delle decisioni prese le forme di ottimismo è meglio siano sospese». Le perplessità di Cristina Furlan (Filtcem Cgil) derivano da una almeno apparente contraddizione: «Ci hanno parlato di ringiovanimento e rigenerazione, di una Benetton con le idee dei trentenni. Ma l’età media dei dipendenti è di 46 anni, il 52% sta fra i 38 ed i 52 anni, il 27% addirittura sopra. Se questi sono tutti fuori target qualche dubbio sorge. Al di là di questo io ho insistito ancora sull’importanza che avrebbe un incontro diretto fra Luciano Benetton e i lavoratori. È l’unico che saprebbe trasmettere con chiarezza il progetto e le intenzioni dell’azienda».