Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Un braciere per scaldare la stanza Il monossido uccide due ventenni

Villetta fredda sul monte Baldo, volevano scaldarsi. L’urlo dell‘amica: «Li ho trovati morti»

- di Davide Orsato

«Li ho trovati morti! Li ho trovati morti!». A qualche ora dall’accaduto non si erano ancora smorzate le urla di disperazio­ne di Alessia Ferrari, la ragazza che, in quella casa di montagna li aveva invitati, per qualche giorno di vacanza a cavallo di Capodanno. I suoi amici erano andati a letto tardi, per questo, il giorno successivo, lei, insieme ad un’altra amica, si era ben guardata dal disturbarl­i, anche se non si erano presentati a colazione. Finché quel sonno non è durato tanto da destare sospetto.

Luca Bortolaso e Alex Ferrari, entrambi di ventuno anni, residenti nella provincia di Vicenza, a Lonigo il primo, ad Arzignano il secondo, se ne sono andati dormendo, senza accorgersi di nulla. Li ha intossicat­i il monossido di carbonio. Delle braci, pezzi di legno ancora parzialmen­te da bruciare, hanno rubato loro tutto l’ossigeno in quella stanzetta stretta stretta. La tragedia è avvenuta ieri a Ferrara di Monte Baldo. La baita è a due passi dall’iconica chiesa parrocchia­le, lungo una stradina, via Ca’ di Sotto, che ospita una fila di seconde case. I proprietar­i ci vengono, soprattutt­o durante l’estate, per scappare dall’afa opprimente della città. Ma la zona si ravviva anche durante le vacanze di Natale, quando la neve cade copiosa sulle creste del Baldo.

Era così anche ieri: quando i soccorsi sono arrivati il sole stava già scomparend­o dietro i pinnacoli, dove il vento soffiava via nubi ghiacciate. La notte precedente il cielo era illuminato dalla luna piena. Luca e Alex, che facevano coppia fissa da quasi due anni, si sono congedati dalle due amiche con cui condividev­ano la casa. Erano arrivati lì per festeggiar­e San Silvestro, sabato scorso. Gli ultimi giorni li avevano trascorsi insieme alle altre due amiche, condividen­do il locale principale della casetta, al comodo calore di un termo elettrico.

La scorsa notte si erano voluti prendere una stanza tutta per loro. Un posto dove stare soli per qualche ora. Secondo quanto raccontato ai carabinier­i: si sarebbero ritirati non prima delle quattro di mattina. Normale, che si svegliasse­ro a giorno inoltrato. Poi, però, si erano fatti attendere per tutto il mattino, ed erano ormai giunte le 2 del pomeriggio, quando qualcuno ha pensato di disturbarl­i. Ma all’entrata della stanzetta di fatto un separé, con ingresso indipenden­te, la ragazza, dopo aver spinto per forzare la serratura, ha trovato due corpi inermi, in mezzo a una coltre di fumo.

L’amico Che senso ha parlare ora? Non ci sono più, è un dolore enorme

Il pompiere

Accendere un fuoco in una stanza così stretta signifca morte certa

Il loro corpo era ancora caldo: la ragazza e la sua amica hanno cercato di trattenere il panico e hanno chiamato i soccorsi, partiti dal punto di primo intervento di Caprino. Quando l’ambulanza del 118 è arrivata sul posto sembrava ci fosse ancora qualche speranza, che fossero caduti in coma. Invece, l’esame del medico del 118 ne ha certificat­o la morte. Immediatam­ente sono state visitate anche loro, ma non è stato necessario alcun ricovero. Nella stanza in cui avevano riposato era arrivato a malapena l’odore della legna bruciata.

Tempo qualche ora e sono arrivati sul posto anche i genitori e molti amici dalla provincia di Vicenza. Ma in quel luogo circondato da boschi, dove la notte cala prima a causa delle alte vette, ieri c’era spazio solo per il dolore. Diverse persone non hanno retto al trauma. La stessa amica che ha fatto la tragica scoperta ha avuto una crisi nervosa: l’ambulanza è tornata appositame­nte per prelevarla e portarla a Caprino dove qualcuno avrebbe potuto esserle di conforto. Nessuno è stato in grado di parlare. «Che senso ha dire qualcosa adesso? - si è interrogat­o uno dei loro amici - loro non ci sono più. È un dolore enorme». La comitiva è tornata sui propri passi solo dopo le 17, quando i due corpi sono stati portati via in una bara.

Nel corso del sopralluog­o, i carabinier­i hanno appurato che anche la stanza dove hanno riposato Alex e Luca era munita di un termosifon­e. L’aveva messo la famiglia di Alessia, dopo il restauro di quella casa. Ma era rimasto freddo. Secondo quanto è stato raccontato ai vicini, la coppia di fidanzati aveva preso qualche tizzone dal fuoco acceso nel caminetto e l’aveva posto in un secchio di metallo. Non era necessario per scaldarsi, ma sarebbe stato «più romantico», secondo quanto avrebbero detto, forse scherzando un po’, alle amiche. «In questi casi - è stato il commento, amareggiat­o, di uno dei vigili del fuoco presenti - chiudersi in una stanza così piccola, praticamen­te priva di prese d’aria, con un fuoco acceso, equivale a morta certa». Luca ed Alex, forse, non lo sapevano.

 ??  ?? La villetta Il corpo di uno dei due ragazzi viene portato via dall’abitazione di Ferrara di Monte Baldo dove è accaduta la tragedia del monossido. A destra, Luca e Alex in un momento di spensierat­ezza
La villetta Il corpo di uno dei due ragazzi viene portato via dall’abitazione di Ferrara di Monte Baldo dove è accaduta la tragedia del monossido. A destra, Luca e Alex in un momento di spensierat­ezza
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