Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
DAL SUD AL NORD INSEGUENDO LA PISTA DEL DENARO
Ad un giornalista straniero che gli chiese cos’è la mafia e dove trovarla Giovanni Falcone rispose: follow the money. Chi vive in Veneto deve fare tesoro di questa indicazione. Infatti, nelle nostre zone è la capacità di rintracciare l’origine e l’impiego dei flussi finanziari che vengono investiti un fattore centrale per scoprire..
Ad un giornalista straniero che gli chiese cos’è la mafia e dove trovarla Giovanni Falcone rispose: follow the money. Chi vive in Veneto deve fare tesoro di questa indicazione. Infatti, nelle nostre zone è la capacità di rintracciare l’origine e l’impiego dei flussi finanziari che vengono investiti un fattore centrale per scoprire, prevenire e combattere concretamente la criminalità organizzata, come attesta l’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro che ha avuto dei risvolti anche in Veneto. La fonte principale dei capitali mafiosi è il traffico di sostanze stupefacenti. Un business che frutta mensilmente milioni di euro un terzo dei quali, secondo stime ufficiali, serve per mantenere in vita il sistema criminale – acquisto di armi, stipendi agli appartenenti ai clan, ecc. – mentre la restante parte viene impiegata nell’economia legale attraverso l’attività di riciclaggio di denaro sporco. Il Veneto deve tenere la alta guardia poiché, come ha recentemente affermato il procuratore della repubblica di Venezia, la nostra regione si presta ad essere una lavatrice del denaro criminale. Lo attestano, tra i vari indicatori, le 16.391 operazioni finanziarie sospette segnalate dalla Banca d’Italia nel 2016, che pongono il Veneto al sesto posto a livello nazionale, e i più di 300 beni confiscati, tra cui 22 imprese.
In Veneto, il riciclaggio è favorito non solo dalla crisi economica che ha colpito la piccola e media imprenditoria a corto di liquidità e orfana del sostegno bancario, ma altresì dal diffondersi della criminalità economica — evasione fiscale, frodi, truffe — nonché dalla ricerca di alcuni imprenditori di servirsi delle mafie per fare affari – nel settore dell’edilizia, per esempio – o usufruire di certi servizi, in particolar modo, lo smaltimento dei rifiuti e i trasporti. Le leggi delle mafie, come ha recentemente scritto il prof. Isaia Sales, sono contrarie alle leggi dello stato ma non a quelle del mercato.
Per nascondere, ripulire e reinvestire il denaro illecitamente prodotto e accumulato, questo è il riciclaggio, le mafie possono contare sulla complicità di stimati e competenti professionisti, banchieri ed esperti di finanza – come hanno attestato ad esempio le inchieste Aspide ed Aemilia – nonché sulla corruzione di pubblici funzionari ed amministratori. Il metodo corruttivo-collusivo è lo strumento maggiormente utilizzato oggi dalle mafie, in specie dalla ‘ndrangheta calabrese, come attesta l’ultima relazione della Direzione nazionale antimafia. La violenza e l’intimidazione non sono scomparse, ma vengono utilizzate con parsimonia ed esclusivamente quando la tangente non riesce a raggiungere l’obiettivo che i criminali si sono prefissati.
Le mafie sono nate nell’800 nel Mezzogiorno d’Italia, ma dagli anni ’50 del Secolo scorso si sono spostate verso il centro-nord Italia e paesi stranieri, tra cui la Germania, paese traino dell’Europa. Il modello vincente di esportazione è risultato quello della ‘ndrangheta calabrese, regina del traffico di cocaina, una mafia che si distingue dalle altre per il fatto che a farne parte sono persone legate da vincoli di sangue e parentela (anche se in Veneto, come si può capire dal grafico che pubblichiamo qui a fianco, la situazione è comunque maggiormente frastagliata, con una forte presenza della camorra). Il sistema criminale, di conseguenza, risulta particolarmente omertoso e maggiormente impermeabile alle inchieste giudiziarie. Le ultime relazioni della Direzione nazionale antimafia e della Direzione investigativa antimafia parlano di colonizzazione di certe zone del settentrione italiano da parte della ‘ndrangheta, che condiziona sensibilmente lo sviluppo economico, sociale ed anche politico, come testimoniano l’arresto di amministratori locali e regionali e lo scioglimento di alcun comuni per infiltrazione mafiosa in Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna.
Le mafie del XXI secolo hanno cambiato pelle. Il Veneto e il Nord devono imparare rapidamente a riconoscerle e a difendersi, senza delegare questo compito esclusivamente alla magistratura e alle forze di polizia. E una prima strategia, in questo senso, viene proprio dalla rinnovata attività delle Prefetture, che con lo strumento delle interdittive — il provvedimento di neutralizzazione di un’azienda in odore di mafia, quella di Verona ne ha emesse 13 solo negli ultimi due anni — hanno cominciato ad arginare il sempre più pervasivo contatto tra imprese e criminalità.