Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Rifiuti tossici sotto l’A4 e il Marco Polo condannati i dirigenti della Mestrinaro

- Milvana Citter

Prime condanne per i «veleni» diventati sottofondo per autostrade e aeroporti. È arrivata ieri la sentenza sul processo ai vertici dell’azienda trevigiana Mestrinaro Spa di Zero Branco, accusati di aver venduto rifiuti pericolosi e tossici non trattati, come materiale inerte utilizzato in vari cantieri, tra i quali la terza corsia dell’A4 Venezia-Trieste, e il parcheggio dell’aeroporto veneziano Marco Polo.

A fronte degli 8 anni e 4 mesi di condanne chieste dal pubblico ministero di Venezia Giorgio Gava, il giudice Francesco Sartorio ha condannato a 2 anni di reclusione, con sospension­e condiziona­le, per traffico illecito di rifiuti pericolosi Lino e Mario Mestrinaro. I fratelli cogestori dell’azienda, sono stati condannati anche al risarcimen­to del danno da definirsi in sede civile, alle parti civili costituite: Ministero dell’Ambiente (300 mila euro), Regione Veneto, Provincia di Treviso e Città metropolit­ana di Venezia (80 mila euro), comuni di Roncade e Zero Branco, Save (78 mila euro), Legambient­e e WWF (25 mila euro). Condannata al risarcimen­to del danno, solo se dovesse tornare «in bonis» anche la società Impresa Costruzion­i Generali in liquidazio­ne.

Assolti invece gli altri imputati, il responsabi­le della sicurezza della ditta Italo Battistell­a per non aver commesso il fatto; Maurizio Girolami, referente della società Intesa Tre e Loris Guidolin l’amministra­tore dell’Adriatica Strade, perché il fatto non sussiste. Rigettata invece la richiesta della procura di confisca dell’impianto di produzione. Il giudice ha inoltre disposto il dissequest­ro di tutti i beni in favore della curatela fallimenta­re rappresent­ata dall’avvocato Piero Barolo.

L’indagine, che era iniziata nel 2012 e che è stata condotta dai militari del Noe, è stata coordinata dalla procura di Venezia, secondo la quale nella sede di Zero Branco arrivavano i rifiuti inquinanti conferiti dalle aziende edili che la Mestrinaro avrebbe dovuto trattare (al prezzo di 45 euro a tonnellata) per renderli inerti. In realtà, i materiali non sarebbero stati sottoposti ad alcun procedimen­to, ma sempliceme­nte miscelati a calce e cemento in un composto chiamato «Rilcem» e quindi impregnati di arsenico, nichel e cromo da 2 a 6 volte oltre i valori limite. Il «Rilcem» sarebbe poi stato venduto a 39 euro a tonnellata ai cantieri che l'avrebbero utilizzato come conglomera­to cementizio da inserire per il sottofondo per vari manufatti.

L’indagine dei Noe aveva appurato che quel conglomera­to era finito anche nella terza corsia dell’A4 e nel parcheggio dell’aeroporto Marco Polo. I fratelli Mestrinaro quindi, non avrebbero solo omesso di trattare e bonificare i rifiuti, ma avrebbero immesso nell’ambiente ingenti quantità di rifiuti pericolosi «cagionando contaminaz­ione degli ambiti di destinazio­ne».

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Al lavoro Un automezzo della Mestrinaro nel cantiere della terza corsia dell’A4

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