Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
I dubbi del procuratore sul colpo al Ducale «E’ stato troppo facile aprire quella teca»
«Sembra strano che una mostra di quel livello possa avere un punto debole come una teca che si apre con quella facilità». Lo dice il procuratore capo di Venezia, Bruno Cherchi, a una settimana dal furto di due gioielli alla mostra dedicata ai tesori del Moghul e dei Maharaja sul quale le indagini stanno proseguendo in maniera serrata. Già lunedì il questore Vito Danilo Gagliardi aveva chiesto silenzio per poter «lavorare in serenità». I punti fermi rappresentati dagli elementi acquisiti nel corso delle prime indagini e dei sopralluoghi a Palazzo Ducale finora non sono stati sufficienti a dare un nome alla coppia di ladri, i cui volti sono stati immortalati dalle telecamere mentre aprivano la teca, probabilmente servendosi di una chiave o di un pezzo di plastica, e prelevavano una spilla e un paio di orecchini. Le domande che ancora non hanno una risposta sono tante e, tra queste, c’è proprio la questione relativa alla teca che non si esclude potesse essere stata aperta. «Mi pare strano che sia stata una cosa così semplice — aggiunge Cherchi —. Stiamo indagando a 360 gradi». Gli investigatori stanno cercando di definire la via di fuga percorsa dalla coppia e sono certi che i due siano stati aiutati, magari da una «talpa», a commettere il furto che, stando alle prime ipotesi, potrebbe essere su commissione.