Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

«Aveva l’arma in mano a terra c’era il corpo» La paura e le denunce

- Gi.Co. E.Bir.

Della Puppa Era lì, gli hanno intimato di posare la pistola e lui lo ha fatto C’erano giri strani, qui avevamo tutti paura con Esposito

«Stavo tornando a casa, ho visto i carabinier­i in calle, gridavano a Esposito di mettere giù la pistola. Nel giardino c’era il corpo di Gritti a terra, ma l’ambulanza lo ha portato via subito». Andrea Della Puppa, titolare del bacaro Al Vecio Biavarol, che abita a fianco alla vittima, è stato uno dei primi a passare nel luogo del delitto. Esposito aveva ancora in mano la pistola, sulla cui provenienz­a faranno luce gli esperti del Ris di Parma. Potrebbe essere la stessa che compare in alcune foto sul profilo Facebook della vittima. Una calibro 9 x 21 che Gritti, insieme ad altri fucili, esibiva ricordando insieme agli amici, tra le foto dei genitori e del figlio, il passato. «C’era da aspettarse­lo: da un anno a questa parte il quartiere non è più lo stesso, e abbiamo iniziato ad avere paura nel rientrare a casa la notte». Per i vicini di Ciro Esposito, che dallo scorso agosto si erano trovati costretti a convivere con l’uomo che aveva occupato abusivamen­te il civico 3078H, era solo questione di tempo prima che accadesse qualcosa e, nonostante lo stupore per la tragedia, in pochi sgranano gli occhi quando sentono che il presunto assassino sarebbe il pregiudica­to di origini napoletane. Nessuna sorpresa. «Da tempo continuava­mo a segnalare all’Ater una situazione diventata insostenib­ile – spiega una vicina di Esposito - Tutti avevamo paura». «Il suo cognome ha fatto il giro di tutta la zona, tutti sapevamo chi era», spiega invece il personale del vicino panificio Barozzi. «Abbiamo avuto più di qualche screzio, soprattutt­o a causa dei suoi pitbull – dice Alexia Lucchi, 32 anni, a una porta di distanza da Esposito – Ci diceva di continuo di tenere lontani i nostri cani, perché i suoi avevano già sbranato altri animali». Ma tutti erano più preoccupat­i dalle improvvise frequentaz­ioni di quella casa: un viavai continuo, specie a tarda notte e mai facce raccomanda­bili. Di giorno e di sera, secondo i residenti c’era un gran numero di ragazzini, anche minorenni, che entrava e usciva dall’appartamen­to di Esposito. «C’erano giri di droga, ne siamo certi - spiega un’altra residente - E’ un mese che continuo a chiamare Ater». Alexia Lucchi conosceva la madre di Ivano Gritti, e prima che morisse spesso la aiutava con le faccende domestiche, quando era arrivato il figlio da abusivo, si era allontanat­a. Le due abitazioni occupate erano già state oggetto di sopralluog­hi da parte dell’Ater, che mesi fa aveva anche fatto sgomberare Esposito: «Usciti la mattina, la sera erano di nuovo dentro racconta la titolare della bottega che sorge davanti al cancello dove è stato assassinat­o Gritti – Noi li vedevamo poco: tenevano le imposte sempre chiuse, al massimo venivano qui per prendersi una birra in serata». Ater nell’ultimo periodo avrebbe raccolto diverse segnalazio­ni per le occupazion­i della zona, e su entrambe le case ora pende un procedimen­to di sequestro, ma qui tutti sanno che i casi simili sono molti di più. La paura è quella di veder nascere dei punti di ritrovo per sbandati e tossicodip­endenti.

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