Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
LA TERZA ETÀ DEL WELFARE
L’immaginazione al potere è stato uno degli slogan di successo nato mezzo secolo fa, nel mitico ’68. Nel frattempo, per inesorabile legge di natura, i ventenni contestatori di allora (numerosi demograficamente) sono divenuti i settantenni di oggi, ovviamente pure numerosi. Numerosi perché in Italia entrano nella terza età 700 mila persone ogni anno (60 mila in Veneto, in crescita ancora per una quindicina d’anni, quando arriveranno gli attuali cinquantenni nati nel pieno boom demografico degli anni sessanta), mentre gli anziani non autosufficienti crescono di 170-180 mila unità ogni dodici mesi per effetto di un invecchiamento longevo che però moltiplica patologie e disabilità varie. Inoltre si fa sempre più ristretta la coperta dell’assistenza familiare, a causa delle trasformazioni sociali che hanno negli ultimi decenni rimpicciolito e fragilizzato famiglie e parentele, oltre a portare sempre più donne ad essere occupate nel mercato del lavoro. L’anziano solo e non autosufficiente diventa quindi il lato oscuro se non l’incubo di una società ad invecchiamento crescente. La Fondazione Moressa ha appena calcolato che dal 2007 al 2016 le badanti in Italia sono cresciute del 160 per cento, in Veneto del 115 per cento (in pratica sono più che raddoppiate in un decennio, arrivando ad essere oggi circa 33 mila). Segno che la strategia è quella di una gestione privato-domestica degli anziani, specie non autosufficienti.