Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Il pm: «Passante, operai come birilli»
Venezia, al processo per la morte di due lavoratori duro j’accuse sui cantieri stradali
Il pm Giorgio Gava ha chiesto quasi sette anni di carcere complessivi per tre dirigenti o ex di Cav, la società di gestione del Passante di Mestre, e dei tre titolari della De Zottis di Breda di Piave, l’impresa per cui lavoravano due operai travolti da un camion e morti mentre effettuavano lavori di pulizia. Dure le parole del pm: «Nei cantieri stradali c’è scarsa sicurezza, gli operai muoiono e continuerà così se non cambia qualcosa. E’ inaccettabile».
«Questo processo ha VENEZIA scoperchiato una situazione di scarsa sicurezza dei cantieri stradali. Chiunque viaggia assiste quotidianamente allo “spettacolo” di “omini” che attraversano le strade dove sfrecciano i mezzi sperando di non diventare dei birilli. La Cav si è difesa dicendo che fanno tutti così. Intanto gli operai muoiono e continuerà così se non cambia qualcosa». Una requisitoria accalorata, un atto di accusa pesantissimo. Ieri pomeriggio il pm Giorgio Gava ha chiesto quasi sette anni di carcere complessivi nei confronti di tre dirigenti o ex di Cav, la società di gestione del Passante di Mestre, e dei tre famigliari (padre e due figli) che amministravano la De Zottis di Breda di Piave, l’impresa per cui lavoravano i due operai trevigiani Francesco Villacci e Mauro Camerotto, travolti da un camion e morti mentre effettuavano lavori di pulizia il 29 luglio 2014. Il pm ha proposto al giudice monocratico Daniela Defazio sei condanne per omicidio colposo aggravato dalla violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro: un anno e 4 mesi per l’ex ad di Cav Eutimio Mucilli e per il direttore tecnico Sabato Fusco; un anno per Chiara Bottan, che era il direttore dell’esecuzione del contratto, e per Luigi, Nicola e Vanni De Zottis, mentre il processo non è riuscito a costruire delle prove precise sulle responsabilità di altri due dipendenti della De Zottis, i trevigiani Gianni Sartori e Roberto Tomasi, per i quali è stata chiesta l’assoluzione con formula dubitativa. Sotto accusa anche le due aziende, per le quali è stata chiesta una sanzione pecuniaria di 64 mila euro e il divieto di pubblicizzare beni e servizi per tre mesi.
Quel giorno un camionista, il milanese Giuseppe Cavaliere, aveva sbandato all’altezza di Spinea, tamponando violentemente il furgone a bordo del quale si trovavano i due operai, che morirono sul colpo, mentre un terzo collega rimase ferito gravemente. E’ stata proprio l’assicurazione del camionista a risarcire i famigliari delle vittime, che infatti non si sono costituiti parte civile. Il pm Gava ha ammesso che tutto è nato da un errore umano (e infatti il responsabile aveva patteggiato un anno e 8 mesi quasi subito), ma ha spiegato che quel «cantiere mobile» di pulizia delle carreggiate aveva dei «rischi macroscopicamente evidenti». «L’unica protezione era un furgone che giammai avrebbe potuto assorbire l’energia cinetica di un mezzo pesante lanciato a 90 chilometri all’ora - ha spiegato - E’ evidente che non sono stati soppesati bene i rischi. Come si può immaginare di esporre lavoratori con protezioni solo apparentemente idonee? E’ inaccettabile». Nel corso del processo erano state mostrate anche delle foto sulla gestione del cantiere. «Immagini sconcertanti in un’epoca in cui si parla tanto di cultura della sicurezza sul lavoro», ha commentato il pm.
Il magistrato, per convincere il giudice delle negligenze dei vertici delle due aziende, ha sottolineato che in casi del genere dovrebbe essere prevista una tassativa limitazione della velocità e si è stupito di come in un contesto così pericoloso si faccia ancora ricorso agli operai e non a sistemi di automazione. Il prossimo 7 marzo parleranno le difese.
Rischi Gava: non sono stati calcolati bene i rischi e accade in quasi tutti i cantieri stradali