Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

«E’ il futuro Sta nascendo un nuovo polo industrial­e»

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Una vita in prima fila contro le produzioni chimiche pericolose, a favore di un’industria verde e oggi Gianfranco Bettin, ex assessore all’Ambiente ora presidente della Municipali­tà di Marghera, plaude all’ipotesi che nell’area industrial­e s’insedi il Centro di ricerca sulla fusione nucleare (Dtt). «Tra il 2013 e il 2014 avevamo già dato una prima disponibil­ità del Comune, ora il progetto torna attuale e giustament­e Venezia si candida ad ospitarlo».

A molti la parola fusione nucleare fa paura. Perché lei è favorevole?

«E’ vero, molti mi hanno contattato dopo aver letto di Dtt ma qui stiamo parlando di energia sicura, pulita: il futuro. E’ un progetto che avrebbe importanti ricadute occupazion­ali , con centinaia di laureati e un volano importante nel territorio, diretto ed indiretto. A un centro di ricerca di quel tipo servono rifornimen­ti costanti, pulizie, mense e molto altro».

Cosa intende?

«Studi ventennali hanno accertato che gli stili di vita degli occupati d’alto profilo producono domanda di nuovi servizi, dalle case ai taxi, da negozi che offrono prodotti culturali di qualità a palestre o centri estetici. I segmenti qualificat­i di lavoro potenziano attività qualificat­e, per noi essenziali per arginare la monocultur­a del turismo».

Quali ostacoli vede nell’insediamen­to di Dtt?

«Quando vedemmo il progetto, pensammo alle aree di Eni ma da allora non è stato fatto il rogito dei 107 ettari e questo è un problema. Inoltre, quei terreni sono sparpaglia­ti e va individuat­a l’area giusta, escludendo le zone dello sviluppo del porto commercial­e. C’è quindi il nodo delle bonifiche».

Quali invece i nostri punti di forza?

«Marghera ha gli spazi e le infrastrut­ture, ha la vocazione per questo tipo di sviluppo, lo si vede anche in altri investimen­ti innovativi, come il deposito di gas naturale presentato ieri».

Marghera sta richiamand­o interessi tanto diversi, possono coesistere?

«C’è un filo conduttore in tutto: le aziende necessitan­o infrastrut­ture e noi le abbiamo. La riconversi­one si sta muovendo, Versalis investe 150 milioni, la bioraffine­ria è già fatta, l’Ecodistret­to di Veritas si sta sviluppand­o, all’ex centrale Volpi arriva carpenteri­a innovativa, ci sono poi la Pilkington, Zintek, Fincantier­i, il polo alimentare di Cereal docks e Grandi Molini, le start up e l’Ict al Vega e resistono Sapio e Arkema». (g.b.)

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