Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Marchi rilancia l’utility del Nordest: «Veneto Sviluppo in Asco Holding»

Fusioni, per Ascopiave l’advisor fa 4 nomi: Agsm, Aim, Dolomiti energia e Alperia

- di Federico Nicoletti

TREVISO Ascopiave, Enrico Marchi rilancia la multiutili­ty del Nordest partendo da Asco Holding e chiama in causa Veneto Sviluppo. La società con cui tentare una fusione è tra le quattro indicate l’altra sera a Pieve di Soligo, nell’incontro con i sindaci: le multiutili­ty di Verona e Vicenza, Agsm e Aim, e le società dell’energia di Trento e Bolzano, Dolomiti Energia e Alperia. Il patròn della Finint di Conegliano le ha fatte da consulente incaricato da Asco Holding, la scatola di controllo a trazione leghista con cui 90 Comuni trevigiani controllan­o con il 61% la quotata del gas Ascopiave, per tirar fuori un piano strategico e togliere Asco Holding dall’impasse in cui s’è infilata sulla legge Madia, nello scontro con i soci privati di Plavisgas, che hanno l’8,6%.

Ora Marchi ha detto l’altra sera ai sindaci, e anche nell’incontro bis di ieri sera, che il piano dell’advisor sarà chiuso a breve. Ma le idee sono già chiare. Marchi ha stabilito l’obiettivo finale: tornare a lavorare per creare la multiutili­ty del Nordest, dieci anni dopo il tentativo fallito nell’èra Galan dalla Veneto Sviluppo guidata da Irene Gemmo.

Un obiettivo finale che deva passare, nell’immediato, per il rifiuto della fusione di Asco Holding con la controllat­a Ascopiave, sostenuta dai privati e da una serie di sindaci, e lo sposare la soluzione della fusione Holding-Tlc, linea ufficiale sostenuta dai Comuni leghisti, ma osteggiata da Plavis, in una dura battaglia legale. Troppo grande, per Marchi, il rischio, nel primo caso, che parta un’Opa che tolga Ascopiave ai Comuni: « L’esito è già segnato: si andrebbe alla disgregazi­one».

Al contrario, la soluzione della Holding nella Tlc «permettere­bbe di mantenere la presa dei sindaci sulla Piave». I rischi legali minacciati dai privati nei loro ricorsi? Per Marchi nulli. Il nodo è se il Tar dovesse dichiarare come non strettamen­te necessaria l’attività nella fibra ottica. Ma il rischio non c’è per Marchi, visto quel che i Comuni stanno dichiarand­o come servizi necessari per la Madia: « Bologna ritiene di interesse generale mantenere partecipaz­ioni in due società a Hong Kong e Parigi per il restauro dei film». E dunque chi contesterà Asco Holding? Rispetto alla fusione Asco Holding -Asco Tlc «L’idea che mi sono fatto - ha detto Marchi - è che sia sostenibil­e». Il problema è altrove: «Senza i privati non ci sarebbero stati problemi. La si sarebbe già fatta».

E dunque liquidare i privati, «elemento di destabiliz­zazione per la società» per Marchi, riacquista­ndo le loro azioni e quelle dei sindaci intenziona­ti a vendere è la priorità. Con un bond di Asco Holding, che potrebbe far leva su 42 milioni di riserve. Marchi ha qui chiamato in causa Veneto Sviluppo: «Abbiamo fatto un sondaggio preliminar­e. Se ci fossero necessità finanziari­e oltre le riserve, Veneto Sviluppo potrebbe affiancare Asco Holding nel riacquisto ».

E la finanziari­a regionale? Ieri il presidente Fabrizio Spagna ha scelto il «no comment». Questione delicata d’altra parte, se la finanziari­a della Regione guidata dal presidente Luca Zaia, defilato nella partita Asco Holding, affiancass­e la linea dura dei Comuni leghisti guidati dal segretario provincial­e di Treviso, Toni Da Re. E poi andrebbe spiegato il rientro di Veneto Sviluppo, che aveva venduto le azioni Ascopiave anni fa a 1,8 euro, spendendo ora il doppio, visto che le azioni sono a 3,6 euro. E però proprio Spagna, a fine gennaio, presentand­o il nuovo corso della finanziari­a, aveva giustifica­to la rinuncia ad essere intermedia­rio vigilato proprio con la necessità di far investimen­ti «sui servizi pubblici e le infrastrut­ture della regione».

A questo punto si vedrà come intendono muoversi i privati di Plavisgas. Che aspetterà la decisione del Tar sui ricorsi contro i Comuni. Ma intanto manda a Marchi un invito al «vedo»: «Non condividia­mo nulla delle valutazion­i giuridiche di Marchi - dice una dichiarazi­one di ieri -. Finalmente però i Comuni pro-Tlc hanno un advisor in grado di guidarli e che pare disposto a interloqui­re con noi usando un linguaggio comune. Siamo anche d’ accordo che Asco debba valutare possibilit­à di espansione con altre società del Triveneto».

«Comunque - aggiunge Plavis - Finint conosce molto bene Asco per avere già coordinato i soci privati che investiron­o nella società e poi vendettero ad Amber», con una punta di veleno rispetto al fondo grande nemico di Marchi in Save ma anche in Ascopiave, dov’era entrato per la vendita di Blugas coordinata da Finint. «Conosce anche le particolar­ità di una società a capitale pubblico come era Save. E quindi pensiamo che sia molto meglio Finint che un gregge senza pastore».

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Nuova partita Enrico Marchi advisor di Asco Holding

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