Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Marchi rilancia l’utility del Nordest: «Veneto Sviluppo in Asco Holding»
Fusioni, per Ascopiave l’advisor fa 4 nomi: Agsm, Aim, Dolomiti energia e Alperia
TREVISO Ascopiave, Enrico Marchi rilancia la multiutility del Nordest partendo da Asco Holding e chiama in causa Veneto Sviluppo. La società con cui tentare una fusione è tra le quattro indicate l’altra sera a Pieve di Soligo, nell’incontro con i sindaci: le multiutility di Verona e Vicenza, Agsm e Aim, e le società dell’energia di Trento e Bolzano, Dolomiti Energia e Alperia. Il patròn della Finint di Conegliano le ha fatte da consulente incaricato da Asco Holding, la scatola di controllo a trazione leghista con cui 90 Comuni trevigiani controllano con il 61% la quotata del gas Ascopiave, per tirar fuori un piano strategico e togliere Asco Holding dall’impasse in cui s’è infilata sulla legge Madia, nello scontro con i soci privati di Plavisgas, che hanno l’8,6%.
Ora Marchi ha detto l’altra sera ai sindaci, e anche nell’incontro bis di ieri sera, che il piano dell’advisor sarà chiuso a breve. Ma le idee sono già chiare. Marchi ha stabilito l’obiettivo finale: tornare a lavorare per creare la multiutility del Nordest, dieci anni dopo il tentativo fallito nell’èra Galan dalla Veneto Sviluppo guidata da Irene Gemmo.
Un obiettivo finale che deva passare, nell’immediato, per il rifiuto della fusione di Asco Holding con la controllata Ascopiave, sostenuta dai privati e da una serie di sindaci, e lo sposare la soluzione della fusione Holding-Tlc, linea ufficiale sostenuta dai Comuni leghisti, ma osteggiata da Plavis, in una dura battaglia legale. Troppo grande, per Marchi, il rischio, nel primo caso, che parta un’Opa che tolga Ascopiave ai Comuni: « L’esito è già segnato: si andrebbe alla disgregazione».
Al contrario, la soluzione della Holding nella Tlc «permetterebbe di mantenere la presa dei sindaci sulla Piave». I rischi legali minacciati dai privati nei loro ricorsi? Per Marchi nulli. Il nodo è se il Tar dovesse dichiarare come non strettamente necessaria l’attività nella fibra ottica. Ma il rischio non c’è per Marchi, visto quel che i Comuni stanno dichiarando come servizi necessari per la Madia: « Bologna ritiene di interesse generale mantenere partecipazioni in due società a Hong Kong e Parigi per il restauro dei film». E dunque chi contesterà Asco Holding? Rispetto alla fusione Asco Holding -Asco Tlc «L’idea che mi sono fatto - ha detto Marchi - è che sia sostenibile». Il problema è altrove: «Senza i privati non ci sarebbero stati problemi. La si sarebbe già fatta».
E dunque liquidare i privati, «elemento di destabilizzazione per la società» per Marchi, riacquistando le loro azioni e quelle dei sindaci intenzionati a vendere è la priorità. Con un bond di Asco Holding, che potrebbe far leva su 42 milioni di riserve. Marchi ha qui chiamato in causa Veneto Sviluppo: «Abbiamo fatto un sondaggio preliminare. Se ci fossero necessità finanziarie oltre le riserve, Veneto Sviluppo potrebbe affiancare Asco Holding nel riacquisto ».
E la finanziaria regionale? Ieri il presidente Fabrizio Spagna ha scelto il «no comment». Questione delicata d’altra parte, se la finanziaria della Regione guidata dal presidente Luca Zaia, defilato nella partita Asco Holding, affiancasse la linea dura dei Comuni leghisti guidati dal segretario provinciale di Treviso, Toni Da Re. E poi andrebbe spiegato il rientro di Veneto Sviluppo, che aveva venduto le azioni Ascopiave anni fa a 1,8 euro, spendendo ora il doppio, visto che le azioni sono a 3,6 euro. E però proprio Spagna, a fine gennaio, presentando il nuovo corso della finanziaria, aveva giustificato la rinuncia ad essere intermediario vigilato proprio con la necessità di far investimenti «sui servizi pubblici e le infrastrutture della regione».
A questo punto si vedrà come intendono muoversi i privati di Plavisgas. Che aspetterà la decisione del Tar sui ricorsi contro i Comuni. Ma intanto manda a Marchi un invito al «vedo»: «Non condividiamo nulla delle valutazioni giuridiche di Marchi - dice una dichiarazione di ieri -. Finalmente però i Comuni pro-Tlc hanno un advisor in grado di guidarli e che pare disposto a interloquire con noi usando un linguaggio comune. Siamo anche d’ accordo che Asco debba valutare possibilità di espansione con altre società del Triveneto».
«Comunque - aggiunge Plavis - Finint conosce molto bene Asco per avere già coordinato i soci privati che investirono nella società e poi vendettero ad Amber», con una punta di veleno rispetto al fondo grande nemico di Marchi in Save ma anche in Ascopiave, dov’era entrato per la vendita di Blugas coordinata da Finint. «Conosce anche le particolarità di una società a capitale pubblico come era Save. E quindi pensiamo che sia molto meglio Finint che un gregge senza pastore».