Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
La mappa del cinema veneto Volti e identità
Un saggio traccia una mappa sui nuovi protagonisti e sul nostro sistema produttivo
Curatore Costa: «I nuovi registi raccontano la realtà in maniera non localistica»
Identità e globalizzazione. Nella terra che fu di Parise e Comisso, che affascinò Antonioni e Germi, affacciarsi sul mondo della produzione cinematografica degli anni 2000 è un po’ come comporre con tessere tutte diverse il mosaico di una regione che ha viaggiato veloce. Parla del cinema in Veneto ma anche di questo groviglio formato dai nodi della rappresentazione di sé e degli altri Veneto 2000: il cinema. Identità e
globalizzazione a Nordest (Marsilio editori, 168 pagine, 12 euro) la raccolta di saggi sull’oggi di celluloide della regione, curato da Antonio Costa, Giulia Lavarone e Farah Polato, in uscita domani.
Un lavoro che guarda al mondo delle film commission, ma anche ad attori, registi, nuovi talenti e nuovi luoghi. Si parla di film, di animazione (col polo degli Alcuni a Treviso), di documentari. Di distribuzione (Parthénos). E di produzione. Con uno spartiacque: il 2000, anno in cui il regista padovano Carlo Mazzacurati, dopo 23 anni a Roma, decide di tornare in Veneto e di raccontare una terra che fatica a riconoscere, rivolgendosi a tre «grandi vecchi» della letteratura: Andrea Zanzotto, Mario Rigoni Stern e Luigi Meneghello. Da quell’esperienza di Mazzacurati con Paolini nasce la Jole Film di Francesco Bonsembiante, che oggi produce film, documentari e spettacoli teatrali, e ha dalla sua registi e autori come Paolini, Andrea Segre e ora anche Alessandro Rossetto. «L’idea del libro è nata sull’onda del libro che abbiamo dedicato a Mazzacurati qualche anno fa – spiega il professor Costa –, in cui si dava conto della propensione del regista padovano a raccontare cose locali in maniera non localistica. Questo ci sembrava uno spunto interessante per rileggere tutti quei fermenti di rinnovamento del cinema che in Italia riguarda anche le dimensioni regionali. Una volta si diceva: “Se vuoi fare il cinema devi andare a Roma”, adesso sempre più spesso capita che se il cinema italiano vuol continuare a fare cinema deve spostarsi nelle regioni dove ci sono realtà come le film commission, i fondi regionali e soprattutto lo sviluppo di maestranze artistiche che sono legati grazie alle nuove tecnologie alle realtà locali». E dal Veneto sono nati e stanno camminando due dei registi più interessanti degli ultimi anni, divisi da un decennio, ma accomunati dall’essere partiti entrambi dal documentario: Andrea Segre, regista di Io sono Li, La prima neve e L’ordine delle cose, solo per citare le opere di finzione, e Alessandro Rossetto, regista di Piccola Patria e del film, in lavorazione, tratto dal romanzo di Romolo Bugaro, Effetto domino.
«Il documentario è sicuramente uno degli aspetti più vivaci, in particolare del Veneto e questo tratto lo hanno in comune
– spiega Costa – hanno sviluppato un tipo di cinema che non si basa tanto su una commistione tra documentario e finzione, ma trattano in modo nuovo il rapporto con la finzione. Hanno rappresentato tutti e due in modo diverso un rinnovamento del linguaggio». Non si può parlare di «Veneto film» senza citare Ermanno Olmi, che in Veneto vive ormai da molti anni e che a Bassano sviluppò la sua scuola di formazione, Ipotesi cinema. «Nel libro un capitolo è dedicata all’eredità di Ipotesi cinema – dice Costa – che, come Cinema Uno di Padova, rappresenta una realtà che ha rinnovato il linguaggio. Ipotesi cinema, col nume tutelare di Olmi, ha lasciato un segno ed è uno dei tanti tasselli che definiscono l’identità veneta e di come il cinema può vivere il tema dell’identità nell’età della globalizzazione».
Nel tema dell’identità il film di Rossetto, Piccola patria, ha fatto scuola ed ha anticipato dei temi politici. «Anche le questioni identitarie – dice Costa- che in genere sono poste con sguardo retrospettivo, possono essere proiettate con lo sguardo rivolto al futuro». Resta il nodo film commission. Alla Mostra del cinema ha tenuto banco la polemica tra Bonsembiante e l’assessore regionale alla Cultura, Cristiano Corazzari: «Quello della governance regionale nel campo del cinema è un problema particolarmente urgente, nel dibattito di settembre si sono sollevati temi importanti, la politica è stata abbastanza latitante in questo campo».
Giovani Gli emergenti Segre e Rossetto hanno saputo rinnovare il linguaggio