Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

De Carlo onorevole Paolin torna a casa Il sindaco di Calalzo «Farò un infarto...»

- S.M.D. S.Ma.

VENEZIA «Non auguro nemmeno ad uno juventino di passare la devastazio­ne che ho passato io». Dodici giorni di festeggiam­enti, tre di lacrime, e una nuova bottiglia di vino in frigo: «Non è facile essere Luca de Carlo in questo momento» è lo slogan con cui affronta il tagadà elettorale il sindaco di Calalzo, sdrammatiz­zando la sua situazione sui social. Eletto parlamenta­re con Fratelli d’Italia, escluso e poi ripescato, solo ieri sera si è potuto rilassare. Poco prima, la preoccupaz­ione del suo segretario Ciro Maschio: «Temo faccia un infarto, dobbiamo essere prudenti questa volta con i festeggiam­enti». Già perché De Carlo è stato prima eletto, poi escluso e poi rieletto. Colpa di quei 4mila voti da riconteggi­are in Calabria. «Da cardiopalm­a- conferma il diretto interessat­o – ma fortunatam­ente con l’Inter mi sono esercitato parecchio in questi anni. Quando la Meloni mi ha chiamato per dirmi che ero stato escluso ho pensato: che sfiga». Oggi la riassegnaz­ione: «Da non credere, se supero questo crash test è fatta, posso superare tutto - racconta -. La cosa bella che resterà di questa storia? L’affetto della gente». Per un parlamenta­re che prepara la valigia, ce n’è uno che la disfa: Giuseppe Paolin (Lega). Ma è sempre stato un soldato e anche in questa situazione non perde il sorriso: «Rimane un po’ di amaro in bocca ma non sono queste le tragedie, c’è di peggio. Avevo già metabolizz­ato la mancata elezione il 5 marzo, per due giorni c’è stata una bella sorpresa, ci saranno altre occasioni». E pensare che ieri era già a Roma: partito presto, in treno, con gli altri parlamenta­ri trevigiani. Sorridenti, sereni. Solo che, appena arrivato alla Camera per l’accreditam­ento, Paolin ha capito che qualcosa non andava. «Quando ho pronunciat­o il mio nome, tutti lo conoscevan­o, si guardavano – racconta -. Il vice segretario generale è venuto a parlarmi, ma non sapeva darmi spiegazion­i, il tempo passava, c’era solo la voce di questo ricorso firmato da FI. A quel punto però avevo capito». Deluso? «Diciamo che da primo dei non eletti ho accompagna­to gli altri a Roma. Certo, che quattromil­a voti convalidat­i e riassegnat­i in Calabria continuino a cambiare le cose dà molto da pensare». «Questa legge elettorale è uno schifo e quello che è successo è surreale» gli fa eco De Carlo.

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