Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Navi, arriva il verbale del Comitatone Conto alla rovescia per i nuovi limiti
Nelle carte lo scontro Brugnaro-Delrio su Marghera. Ma manca l’atto di indirizzo
VENEZIA Il mese decisivo per la grandi navi è cominciato la settimana scorsa con l’invio, quattro mesi dopo il Comitatone di Roma (era il 7 novembre 2017) del verbale della seduta. Diciotto pagine fitte fitte con la discussione tra il ministro Graziano Delrio e il sindaco Luigi Brugnaro sulle grandi navi a Marghera e con la richiesta dei Comuni di Mira e Jesolo di entrare a far parte della suddivisione dei fondi di legge speciale.
Entro Pasqua, inoltre, la Capitaneria di Porto spera di raccogliere tutti i pareri sulla nuova ordinanza che andrà a limitare il passaggio delle crociere davanti a San Marco grazie ad un algoritmo basato soprattutto su limiti qualitativi e non solo quantitativi (la stazza delle navi). Vtp, la società che gestisce il terminal della Marittima, sta facendo le ultime valutazioni ben sapendo che le stagioni 2018 e 2019 sono già definite e nuove regole rischierebbero di compromettere i conti della società che ad ottobre rischia di essere rivoluzionata se Veneto Sviluppo (la società finanziaria della Regione) decidesse di cedere la propria quota alle compagnie. Probabilmente molto dipenderà da cosa succederà nel frattempo: se ad esempio il Vittorio Emanuele diventerà davvero il canale per portare le navi più piccole alla Marittima e se verrà realizzato un nuovo terminal a Marghera. Risposte, soprattutto sui tempi, che dovrà dare l’Autorità di sistema portuale di Venezia e Chioggia. A San Basilio infatti è in corso la progettazione del Vittorio Emanuele (che dovrà essere scavato in minima parte visto che un tempo era già utilizzato dalle navi) e soprattutto la documentazione di richiesta di assoggettabilità alla Valutazione di impatto ambientale.
Lo aveva detto chiaramente, così come riporta il verbale, anche il ministro alle Infrastrutture Graziano Delrio durante il Comitatone: «Si continuerà a studiare il passaggio anche con un’analisi dei rischi. Le grandi navi si fermano comunque a Marghera». E’ proprio su questo aspetto che ministro e sindaco si sono confrontati maggiormente, con Brugnaro intento a ribadire la centralità della Marittima e l’importanza di non buttare a mare gli oltre duecento milioni di investimenti, ma anche a chiedere che venisse specificato che il terminal a Marghera deve andare sulla sponda Nord, per evitare le interferenze con il traffico commerciale. La fase transitoria era stata individuata in 3-4 anni «per togliere le navi completamente dal canale della Giudecca e dal bacino di San Marco» con tanto di ordinanza (quella che ha redatto la Capitaneria all’esame dei soggetti coinvolti) «solidamente fondata su elementi nuovi che tengano in considerazione il limite tecnicamente sostenibile e compatibile sia sotto il profilo ambientale che di tutela architettonico-paesaggistica».
Nel materiale inviato, allegato al verbale la scorsa settimana ai partecipanti del Comitatone, manca però un atto di indirizzo che riassuma tempi, compiti e responsabilità. Per il governo comunque è già esecutivo visto che il Porto ha avviato le varie progettazioni. Sei mesi dopo il Comitatone però poco è cambiato con gli interrogativi del novembre 2017 ancora sul tavolo, come l’assoggettabilità o meno del Vittorio Emanuele alla Via e il nuovo terminal a Marghera a ridosso dell’area del Vega. Augusto Ascheri, patron dell’Italiana Coke, proprietaria delle aree in questione, era stato il primo a fare il passo avanti, nei giorni successivi al Comitatone. Successivamente anche gli altri due proprietari, l’ingegnere veneziano Marco Salmini e l’imprenditrice emiliana Catia Pedrini, avevano dato la loro disponibilità.
Il sindaco
Va ribadita la centralità della Marittima. Navi sulla sponda Nord