Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
La road map di Forza Italia deputati nei comuni ogni mese
L’analisi di Feltrin e il piano per il voto del 2020
VENEZIA Un rapporto col territorio labile, poco rinnovamento nella classe dirigente, un programma meno netto e seducente di quello della Lega: così Forza Italia in provincia di Venezia ha perso un terzo dell’elettorato in dieci anni, dal 29% delle politiche del 2008 al 10,6 delle ultime elezioni. L’analisi del politologo Paolo Feltrin sul declino del partito di Berlusconi l’altra sera ha affollato l’hotel Ambasciatori a Mestre per l’incontro organizzato dall’associazione Amici di Erre con Monica di Lella, Saverio Centenaro, il segretario provinciale Michele Celeghin e i neo eletti senatori Andrea Causin e Roberta Toffanin. Un’analisi utile anche in vista delle prossime amministrative, dove le dinamiche sono più legate al territorio e ai candidati e dunque la struttura del partito è fondamentale a tutti i livelli, tanto che il segretario Celeghin ha annunciato un documento che chiederà a deputati e senatori di incontrare sindaci, assessori, consiglieri
Centenaro Tanti voti fluttuanti, il Pd lo dimostra, il territorio va valorizzato
e circoli almeno una volta ogni due mesi. La prossima sfida è San Donà, dove dal 2005 ad oggi Lega e Fi hanno invertito simmetricamente i rapporti di forza: gli azzurri al 30% e il Carroccio al 13,1 allora, oggi sono rispettivamente al 12,7 e al 29,7. Non è il livello locale che ha mancato il bersaglio, premette il politologo. «L’andamento di Forza Italia è molto simile in tutto il Nord: è scesa dal 35-40% al 10-11 in Lombardia, Veneto, Liguria, Piemonte: un’onda generale». L’elettorato di centrodestra è mobile ed è dagli anni Novanta che si sposta da Fi alla Lega ad ogni elezione, solo che stavolta il Carroccio ha rubato la polpetta dal piatto anche al centrosinistra. «La spiegazione è il malessere economico – dice Feltrin – Quanto a Forza Italia, le ragioni del crollo sono tre: un
Celeghin Il partito deve andare avanti, dare spazio ai giovani che si spendono
programma meno chiaro della Lega, un’organizzazione sul territorio deficitaria e l’affanno sul ricambio della classe dirigente e la leadership». Berlusconi ha contribuito ad alzare di un 4-5% le preferenze. «Ma è il paradosso di Forza Italia: il fondatore risolleva sempre le sorti elettorali ma il rischio tra un’elezione e l’altra è una paralisi organizzativa», spiega il docente. «Elementi utili per pensare al futuro – annuisce Centenaro – Ci sono molti voti fluttuanti e se il Pd è passato dal 40 al 20% nulla è stabile. Il territorio non è valorizzato: sarà un elemento di riflessione». «Da due anni e mezzo lavoro per ricostruire la base del partito: oggi siamo in tutti i 44 comuni della provincia, abbiamo un direttivo di 54 persone e un gruppo ristretto – ha detto Celeghin – Perché la penso come Feltrin: Fi deve riprendere contatto con la base». Di qui la proposta del rapporto organico con parlamentari. Di qui anche il rilancio della nuova identità azzurra. «La Lega ha la sua: sicurezza, immigrazione, Salvini – elenca Celeghin - Noi abbiamo Berlusconi. E poi? Dobbiamo riprenderci un’identità. L’autonomia era una nostra battaglia, per esempio. Il partito deve andare avanti. E dovrà necessariamente dare spazio ai tanti giovani che si stanno spendendo».