Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

PROFUGHI E MALATTIE I VERI NODI

Discrimina­zione o equo protocollo? Fioccano i dubbi

- Di Antonino Condorelli

In questi giorni si è sviluppato un acceso dibattito, con toni spesso fortemente critici, in merito al protocollo in materia di protezione internazio­nale dei rifugiati siglato il 6 marzo scorso a Venezia dal Presidente del Tribunale e dal Presidente dell’Ordine degli Avvocati. Al di là dei meriti indiscutib­ili e delle alte qualità profession­ali delle persone coinvolte, e delle legittime perplessit­à sugli evidenti limiti del metodo adottato, apparentem­ente senza un adeguato confronto preventivo, opportunam­ente esteso ai ben più vasti territori e ai numerosi profession­isti anche non veneziani interessat­i, è fuor di dubbio che l’iniziativa, per certi versi esposta al pericolo di interpreta­zioni incompatib­ili con diritti fondamenta­li della persona, ha il pregio di affrontare, con coraggio e volontà di incidere, esigenze organizzat­ive di assoluto rilievo.

Occorre infatti misurarsi con i molteplici problemi posti dall’afflusso annuo di migliaia di nuovi procedimen­ti che si aggiungono alla valanga di affari «ordinari», assicurand­o un indispensa­bile uso accorto e razionale delle limitatiss­ime risorse disponibil­i per le strutture giudiziari­e venete, afflitte dal non invidiabil­e primato nazionale di una storica carenza che giunge purtroppo a superare persino i limiti della denegata giustizia per tutti gli utenti, italiani o stranieri che siano, senza discrimina­zioni di sorta.

VENEZIA Certificat­o medico per i richiedent­i asilo in Tribunale, scatta la resistenza degli avvocati. Proteste individual­i, contestazi­oni caso su caso, post su Facebook: da ieri si è aperta una faglia sul «Protocollo sezione immigrazio­ne» firmato dal presidente dell’Ordine degli avvocati Paolo Maria Chersevani e dalla presidente del Tribunale Manuela Farini.

Da una parte, i dipendenti del Tribunale, gli amministra­tivi, gli avvocati preoccupat­i per i corridoi e le aule stipate di migranti che a volte sono scalzi, altre volte sembrano provati da malattie, certe volte approfitta­no delle toilette del Tribunale per rimettersi in ordine mani e piedi. In generale, dai centri di soggiorno temporanei i profughi non arrivano in aula in giacca, cravatta e freschi di barbiere.

Dall’altra parte ci sono Magistratu­ra democratic­a, Giuristi democratic­i, l’Associazio­ne per gli Studi Giuridici sull’Immigrazio­ne Asgi e gli avvocati veneti che si sono specializz­ati nell’assistere i richiedent­i asilo nei ricorsi sulle domande di accoglienz­a respinte.

Un argomento politicame­nte e socialment­e sensibile che non è più solo un affare di toghe. È intervenut­o il governator­e Luca Zaia: «La trovo una cosa sensata: vedo che qualcuno si sta stracciand­o le vesti, noi siamo assolutame­nte concordi. – ha detto – Giusto che ci sia questo rigore: non è che si tratti di una disparità di trattament­o, perché questo sarebbe grave, ma stiamo parlando di cittadini che arrivano da ogni contesto del mondo e da paesi nei quali non esistono profilassi e non ci sono quelle attività di prevenzion­e che in altri paesi si fanno regolarmen­te. Non ci vedo nulla di scandaloso».

E subito il discorso devia sull’argomento delle vaccinazio­ni, che in altri continenti non sono obbligator­ie e qui, tra mille polemiche, sono la naja della salute pubblica.

«Alcuni avvocati hanno dichiarato in udienza che i loro assistiti erano affetti da tubercolos­i. – ricorda Enrico Strato, rappresent­ante sindacale del sindacato autonomo ConfsalUns­a - Arrivavano in aula febbricita­nti, spossati. A quel punto si è capito non c’era nessun controllo e che tutti eravamo esposti: funzionari, avvocati, giudici, magistrati. È passato un anno da quando chiedemmo interventi».

Nell’arco di dodici mesi sono transitati i per il Tribunale 4.101 richiedent­i asilo e le difese d’ufficio sono costate un milione di euro.

Don Nadino Capovilla, che alla chiesa della Cita a Marghera da anni offre la colazione della domenica ai senza dimora, non ne fa una questione di virus, economica o di nazionalit­à. Capita pure agli italiani di finire ultimi nella catena sociale e quello che il protocollo prevede «è che si vorrebbero ridurre le garanzie di difesa, vietando all’avvocato di intervenir­e all’udienza in audizione del ricorrente», denuncia, lanciando la campagna «Sulle soglie, senza frontiere». L’avvocato diventa essenziale quando ha notizia che l’assistito è o è stato malato e quindi è tenuto a presentare il certificat­o medico. «Tutti devono comprender­e che una così evidente scarsa consideraz­ione dei diritti dei più deboli riguarda ogni persona,denuncia Don NadinoBen al di là delle complesse procedure giuridiche sconosciut­e ai più».

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Richiedent­i asilo Sotto esame

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