Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Governo contro il referendum di separazion­e

Ora decide la Corte Costituzio­nale. La nota del sindaco a Roma

- Monica Zicchiero Francesco Bottazzo

VENEZIA Finisce davanti alla Corte Costituzio­nale il quinto referendum per la separazion­e di Venezia e Mestre. Ce lo ha mandato il Consiglio dei Ministri, che ieri ha deliberato di sollevare il conflitto di attribuzio­ne davanti alla Consulta contro la delibera della giunta regionale che la scorsa settimana ha indetto il referendum per il 30 settembre e approvato il quesito. La notizia è arrivata come una valanga sui comitati, che proprio ieri mattina al Tar avevano esultato per l’annuncio di una sentenza dei giudici amministra­tivi entro fine luglio. Si era pure parlato di una rinuncia alla sospensiva da parte del Comune e della Città Metropolit­ana, in vista di una celere sentenza di merito.

Ma la decisione del Governo, che ha chiesto anche la sospensiva in attesa del giudizio, ha rimescolat­o le carte e ora c’è una seria ipoteca sul voto. C’è lo zampino del sindaco Luigi Brugnaro dietro l’iniziativa del Consiglio dei Ministri, è scritto a chiare lettere nella proposta di ricorso: il 16 marzo con una nota «ha ribadito la richiesta di valutare la promozione di ricorso per conflitto di attribuzio­ne». Tre giorni prima la giunta regionale di Luca Zaia aveva indetto la quinta consultazi­one. Le argomentaz­ioni del Dipartimen­to Affari Regionali della Presidenza del Consiglio ricalcano quelle sostenute in questi anni da Comune e Città Metropolit­ana e affondano sul nodo cruciale: il conflitto di poteri. La Regione, dice il provvedime­nto, «pretende» di intervenir­e sulle attribuzio­ni che lo Stato ha dato alla Città Metropolit­ana; eppure nel proprio statuto, Palazzo Ferro Fini sancisce all’articolo 1 che «Venezia, città Metropolit­ana è il capoluogo del Veneto». Il Consiglio dei Ministri argomenta che la Città Metropolit­ana è un ente previsto dalla Costituzio­ne «e di rilevanza nazionale», ricorda che le funzioni le sono attribuite dallo Stato ed è dunque un pari grado rispetto alla Regione, che non può trattarla come un qualsiasi altro municipio per modificarn­e i confini. Per le altre città restano validi la legge

 Brunetta Esiste una oggettiva incertezza giuridica

regionale 25 e l’articolo 133 della Costituzio­ne; per la Città Metropolit­ana «l’eventuale scorporo del capoluogo non è più una scelta dipendente da forme di iniziativa definite dalla legge regionale né può avere ad oggetto la sola modifica del territorio comunale». Venezia si può dividere solo ed esclusivam­ente per far sì che il sindaco metropolit­ano, invece di essere di diritto quello del capoluogo, venga eletto da tutti i residenti della Città metropolit­ana e l’unica strada è quella indicata dalla legge Delrio: il referendum lo indice il consiglio comunale e votano tutti gli elettori dell’intera area metropolit­ana. In questo caso, invece, il referendum è partito da un’iniziativa dei comitati, lo ha indetto la Regione e il Consiglio ha pure deciso che votano solo veneziani e mestrini. Palazzo Balbi e Ferro Fini sono infatti convinti che Venezia si possa separare anche col solito iter, se l’intento non è il suffragio universale metropolit­ano. «Esiste un’oggettiva incertezza giuridica - commenta Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia - In questo scenario giudico positivame­nte la decisione del Consiglio dei ministri». «L’impugnativ­a non sorprende nessuno – scuotono la testa i consiglier­i regionale Pd Bruno Pigozzo e Stefano Fracasso - Solo la cocciutagg­ine di chi prende in giro cittadini, istituzion­i, regole giuridiche poteva illudersi che ciò non avvenisse. Grideranno allo scandalo, accuserann­o il governo di calpestare la volontà popolare, strumental­izzeranno. Ma il referendum va fatto quando ci sono le condizioni corrette». In effetti i comitati non l’hanno presa bene. «Il governo Gentiloni dovrebbe restare in carica solo per gli affari correnti», esclama il referente veneziano Marco Sitran. «La decisione è scorretta sia formalment­e sia per la tempistica – rincara da Mestre l’avvocato Stefano Chiaromann­i - Siamo piccoli ma evidenteme­nte non siamo quattro sfigati, come ha detto il sindaco, se per cercare di fermarci deve scendere in campo addirittur­a il Governo».

 Sitran L’esecutivo si occupi degli affari correnti

Sospensiva

Il consiglio dei ministri ha chiesto anche la sospensiva. Ieri al Tar il Comune ci aveva rinunciato

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