Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
I record di Mr Calzedonia «Ora via all’e-commerce»
Ricavi a 2,3 miliardi. Veronesi: «Su Internet andremo da concorrenti dei giganti»
La nuova sfida è l’e-commercio. E puntiamo sul mercato cinese con tante aperture». Per Sandro Veronesi, che ieri ha presentato i conti tra le sfilate delle modelle, il 2017 è stato un anno record.
DOSSOBUONO (VERONA) Le modelle hanno appena finito di sfilare in passerella con gli abiti da sposa di Atelier Emé, marchio di casa. Sandro Veronesi, tra una photo opportunity con gli ospiti del giorno (gli attori Laura Chiatti, Marco Bocci, Giulia Michelini) e le pubbliche relazioni di rito, si gode i risultati economici del gruppo Calzedonia. Da record: nel 2017 i ricavi hanno raggiunto quota 2,3 miliardi, +8,7% sull’anno prima; l’Ebitda (489 milioni) è cresciuto sia in termini assoluti che in percentuale sul fatturato. E l’utile è di 249 milioni, 41 in più rispetto al 2016.
Presidente, a cosa è dovuto il balzo?
«Intanto, abbiamo avuto un’estate molto buona per i costumi da bagno. E le calze son tornate di moda. Le donne hanno rimesso le calze a rete dopo tantissimi anni che non lo facevano più. Il marchio Calzedonia ha chiuso veramente un anno record, 802 milioni di fatturato. Grazie anche al fatto che le italiane e le europee ci hanno identificato come specialisti di questo settore. Se quindi la tendenza va in quella direzione, noi siamo i primi ad essere premiati».
I mercati e la rete di vendita?
«L’Europa è ormai il nostro mercato domestico: il saldo delle aperture evidenzia un incremento di 242 nuovi punti vendita, 189 all’estero, la maggior parte in Francia, Spagna, Germania e Russia. Adesso abbiamo iniziato ad aprire sia negli Stati Uniti (lo scorso
I dazi
Non li temo: gli Usa non li possono applicare nella moda, i loro brand ne soffrirebbero troppo
anno in Fifth Avenue, New York, ndr) sia in Cina».
Domina la questione dazi. Teme conseguenze?
«La moda è un settore che vive talmente di delocalizzazioni… Noi almeno produciamo gli articoli di alta gamma in Italia. Credo che gli Usa non punteranno mai ai dazi sulla moda: tutti i brand americani non realizzano un solo pezzo in patria. Quindi sarebbero i primi a soffrirne». Acquisizioni?
« Vogliamo concentrarci sull’ascesa dei brand di casa. Per esempio Atelier Emé è un marchio nuovo, abbiamo solo 30 negozi, e pur agendo in un mercato di nicchia perché si occupa di abiti da sposa, ha molti spazi di crescita».
È la premessa per uno sbarco in grande stile nell’abbigliamento?
«C’è già Falconeri nella maglieria pregiata. Abbiamo marchi specializzati e continueremo con questa politica».
Il Banco Bpm, di cui lei è un investitore importante, come lo vede?
«Sta facendo i compiti a casa, sta traendo vantaggi dalla fusione, sta eliminando parecchi dei crediti deteriorati che gravavano sul bilancio. Il titolo non segue questo miglioramento perché c’è ancora paura del settore bancario, e dell’Italia. Anche questa incertezza politica non aiuta».
Gli altri in crisi Benetton? Il ritorno di Luciano porterà grandissima esperienza Il tema è però il mercato
Lei si è molto interessato all’Arena. Cattolica Assicurazioni entrerà come socio nella Fondazione. Seguirete l’esempio?
«È un bene che altri si interessino. Ma non è il nostro lavoro intervenire nel mondo dello spettacolo».
Esce dal cda di Luxottica. C’è qualche motivo particolare? «Ho fatto il mio periodo di permanenza nel consiglio, ho cercato di dare una mano, ho imparato anche molte cose. Ma ho tanto da fare nella mia azienda».
Tornando appunto al suo gruppo, cosa c’è dietro l’angolo?
«Tante aperture in Cina. La prossima tappa è quella. In Italia continuerà lo sviluppo di Falconeri e punteremo sui nuovi negozi Intimissimi Uomo».
Il suo è l’unico dei grandi gruppi veneti legati al sistema moda che sta andando molto bene. Altri appaiono in declino. Per esempio Benetton.
«Non fatemi giudicare gli altri. Se Luciano Benetton decide di riprendere le redini dell’azienda dopo gli 80 anni, avrà i suoi motivi. Porterà una grandissima esperienza, forse un po’ meno dal punto di vista delle conoscenze del mercato di oggi. Gli auguro comunque ogni bene».
Avete affrontato con successo la sfida del retail. E ora?
«Oggi la sfida si chiama ecommerce. Ci stiamo organizzando, abbiamo fatto la scelta di investire molto in questa direzione. Vogliamo costruirci il nostro know how specifico, perché non è la stessa cosa vendere sul web una mutanda o un’automobile».
Ma studiate accordi con Amazon, Zalando e simili?
«Agiremo in proprio. Con questi giganti, nel nostro ambito, vedo competizione».