Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Droga in carcere nel pannolino del figlio
Indagine dei carabinieri, 8 arresti. Trovati in cella telefonini, sim e un coltello
VENEZIA Il giro di spaccio nei parchi della città era gestito dal carcere, grazie a telefonini poi ritrovati nelle celle, insieme alle sim e a un coltello. Ma Luigi Astro, napoletano che deve scontare 9 anni per droga, si faceva portare la cocaina anche a Santa Maria Maggiore, dove la vendeva agli altri detenuti: era la moglie a fare da tramite, dopo averla nascosta nel pannolino del figlio di appena due anni. Nell’inchiesta dei carabinieri sono state arrestate 8 persone per spaccio.
VENEZIA Di giorno erano detenuti modello: educati, rispettosi, non davano nell’occhio. Di notte, invece, gestivano un giro di droga sia all’interno del carcere che nei parchi di Mestre. E lo facevano grazie a due cellulari che tenevano nascosti in cella, all’interno di una nicchia ricavata sul muro coperta da un armadietto. È proprio dai telefoni che i carabinieri del nucleo investigativo di Venezia sono partiti arrivando, passo dopo passo, a ricostruire una vera e propria industria dello spaccio che contava centinaia di cessioni giornaliere. Ai vertici c’erano due detenuti di Santa Maria Maggiore : Luigi As t ro, 44enne campano, già condannato a 9 anni dopo essere stato fermato in auto insieme alla moglie e alla figlia con della cocaina e un uomo di nazionalità albanese. Entrambi sono stati trasferiti in altre strutture al termine dell’indagine, denominata «Cometa», cominciata nel 2016 e che ieri ha portato i militari di Venezia, aiutati dai colleghi di Mestre, Torre del Greco, del Battaglione, del nucleo cinofili di Torreglia e del nucleo elicotteri di Belluno, a eseguire otto misure cautelari, di cui cinque in carcere: Elyes Guesmi, tunisino di 31 anni, Endri e Marjo Lici, fratelli albanesi di 28 e 25 anni, Dritan Malbucaj, connazionale di 24 e Daniele Vollero, di 29, arrestato a Napoli. Altri tre sono stati sottoposti a misure minori.
«Un duro colpo a una rete di persone che spacciava soprattutto nei parchi di Mestre – spiega il comandante provinciale dei carabinieri Claudio Lunardo - Quello della droga è il problema più grande della città, è un’emergenza e siamo vicini ai cittadini che sono esasperati». Cocaina, hashish e marijuana arrivavano principalmente dal Napoletano e finivano da una parte ai detenuti del carcere di Venezia, dall’altra nei parchi Albanese e Hayez, nel Bosco dell’Osellino e nel Bosco di Mestre.
Lunardo La droga è il problema principale della città, siamo vicini ai cittadini
«Le mogli giocavano un ruolo fondamentale – aggiunge Lunardo -. Erano i corrieri». Astro avrebbe ricevuto droga dalla moglie Samuela Palin (anche lei condannata, ma libera e ora di nuovo indagata) che andava a trovarlo in carcere. La sostanza veniva nascosta nel pannolino del figlio di due anni che veniva gettato nelle immondizie dopo il cambio prima del colloquio e recuperata da un altro detenuto addetto alle pulizie. Nel corso di alcune perquisizioni, nelle celle sono stati sequestrati un coltello artigianale, schede sim, caricabatterie e un centinaio di pastiglie anabolizzanti.
«Un risultato importante – commenta la direttrice del carcere Immacolata Mannarella -la legalità è il presupposto di tutto ». Oltre a far entrare la droga in carcere, le compagne dei due de tenutisi occupavano anche della gestione dello spaccio in terraferma. Un giro che contava un’ottantina di clienti. La compagna di Astro reperiva cocaina e hashish dal fratellastro dell’uomo e acquistava l’eroina da una veneziana e da un calabrese. La donna spesso, quando si spostava, portava con sé il figlio per evitare i controlli. Altra cocaina, invece, veniva spacciata a una quarantina di clienti dai due fratelli albanesi. Nel corso delle indagini i militari hanno arrestato altre sette persone, oltre alle otto raggiunte ieri dalle misure cautelari emesse dal gip David Calabria su richiesta del pm Giorgio Gava, oltre ad aver sequestrato mezzo chilo di cocaina, due chili di hashish, 15 mila euro e beni oggetto di furto per duemila euro. Il gip ha anche disposto il sequestro preventivo di beni per 110 mila euro. Nelle stesse ore i vigili hanno arrestato, invece, un pusher tunisino sorpreso al bar Sport di Marghera con sei dosi di cocaina.
Mannarella Un risultato importante, la legalità è il presupposto di tutto