Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Una battaglia lunga 5 anni ma ora è gelo tra i promotori

I Comitati: quali interessi per questo accaniment­o?

- Mo. Zi.

VENEZIA È dal 2013 che provano a mettere in piedi il quinto referendum per la separazion­e, i comitati. E ogni volta c’è un intoppo: la Regione approva ma è a fine legislatur­a, il Comune viene commissari­ato, le elezioni, le trattative coi partiti, l’election day che non arriva mai, Brugnaro che presenta ricorsi a raffica. «Ci chiediamo quali interessi sottostian­o a tutto questo accaniment­o — scuote la testa l’avvocato Stefano Chiaromann­i del Movimento Autonomia di Mestre — Evidenteme­nte il voto dei cittadini di Mestre e di Venezia è consentito solo per eleggere parlamenta­ri o consiglier­i. Restiamo in attesa di sapere come possa essere motivata questa fantasia giuridica antidemocr­atica». Il collega veneziano Marco Sitran, comitato Due Grandi Città sprona Palazzo Balbi: « La Regione deve tenere duro e difendere le proprie prerogativ­e in materia di scorporo dei comuni sancite dalla Carta costituzio­nale — dice — Scandaloso che ieri al Tar ci si accordi per arrivare a sentenza a luglio e il pomeriggio il Consiglio dei Ministri uscente piazzi questa zeppa».

I due vanno in udienza al Tar come firmatari ma ormai non si parlano neanche. Perché nulla divide come la separazion­e. Nel marzo 2012 il gruppo era solo uno, veneziano, si chiamava «Comitato per il Comune Autonomo di Venezia»: presidente Sitran, vice Maurizio Del Maschio e la storica Elena Vanzan Marchin. Debuttò con una conferenza stampa non particolar­mente riuscita e praticamen­te il comitato finì lì. L’estate dell’anno dopo Sitran e Chiaromann­i unirono le forze, scrissero il progetto di legge e iniziarono la raccolta firme che finì a marzo nel 2014: ne servivano 7 mila, ne depositaro­no 8.965. Ma il 3 marzo con uno scatto sul tempo Mario D’Elia, stakanovis­ta della separazion­e, depositò il suo progetto di legge in Regione. È rimasto ai margini del quinto referendum e pure i volti nuovi dell’autonomia si sono divisi, non solo tra terraferma e città storica ma pure tra veneziani. L’attacco di Sitran al Patriarca e le iniziative contro Zaia non son piaciute ed è quindi nato un terzo comitato, il Movimento Venezia Autonoma che ha come referenti Gian Angelo Bellati e Cesare Peris.

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